martedì 18 marzo 2008

Tira da matti il Tibet.

La Repubblica Popolare Cinese sta crescendo d'importanza economica, politica e militare, ed è senz'altro in competizione con gli Usa, con l'Europa, con l'India, anche solo perché i suoi bisogni energetici riducono le dimensioni della torta fin qui sbafata dai soliti padroni del mondo. La RPC propone una (certo discutibile) economia di mercato nell'ambito della dittatura del proletariato, processo governato dal Partito Comunista, organizzazione che conta 72 milioni di iscritti. Tutto quel che è cinese è immenso, la ricchezza e la miseria, la giustizia e l'ingiustizia, e nulla può essere detto della RPC senza tener conto che ha molto più di un miliardo di abitanti, neppure che la produzione di giustizia sociale, ragione unica del progetto socialista, in Cina è stata per il momento subordinata alla produzioni di merci: "dar da mangiare" a più di un miliardo di persone è un lavoro che non può essere esente da pecche.
Come tutti sanno la RPC sta organizzando le prossime Olimpiadi, evento sportivo e mediatico piuttosto rilevante, e da ogni parte sepolcri imbiancati, ipocriti, prevaricatori capitalisti e imperialisti approfittano dell'occasione per attaccare la RPC sui cosiddetti diritti umani. In Cina si sta lavorando da oltre sessant'anni a garantire al popolo l'indipendenza, la dignità, la vita quotidiana, la giustizia e la sicurezza: si tratta di un'opera che comporta qualche errore e qualche violenza, certo. Ma procede.
Tempo fa la muta dei funzionari imperialisti ha tentato di coinvolgere la RPC facendo leva sui problemi della Birmania, un alleato tattico della RPC, ma la manovra non ha avuto successo. Adesso è la volta del Tibet. Nessuno nega che, se gli abitanti del Tibet vogliono essere indipendenti, o meglio autonomi, dalla Cina, come i kossovari vogliono essere indipendenti dalla Serbia o i kurdi dalla Turchia, o i baschi dalla Spagna, o i palestinesi da Israele, hanno diritto di darsi da fare. Anche duramente. Ma scuotersi dalle spalle la dominazione straniera, ammesso che la Cina sia straniera in Tibet, non è un gioco, e nessuno, nessuno, mai e in nessun luogo della terra, ha regalato l'indipendenza o l'autonomia a chi la chiedeva. Neppure la Cina, che esercita il suo potere di enorme potenza, forse di lupo sull'agnello, esattamente come hanno fatto e fanno tutte le altre enormi potenze: Usa e Russia oggi, Inghilterra ieri, e via a ritroso, fino a Roma antica.
E' così, la politica estera non fa complimenti da nessuna parte. Ammesso che il Tibet sia per la RPC "estero".

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