lunedì 18 luglio 2016

"Fare come in Israele"?

Dopo la carneficina camionistico-pazzoide di Nizza, più che in occasioni precedenti di azione cosiddetta terroristica da parte di militanti islamisti più o meno organizzati, abbiamo letto e udito consigliare ai governi europei, Francia in testa, l'adozione di misure analoghe a quelle vigenti in Israele, dove da parte degli usurpatori ebrei o meglio da parte dello Stato ebraico si tengono i palestinesi in gabbia, oppure si rende loro la vita impossibile. "Facciamo come in Israele", abbiamo dunque letto e udito. Paragonarsi a quel Paese significa però, lo si sappia o no, ammissione di colpa, significa ammettere, almeno in Francia, le ragioni degli attentatori, nati e cresciuti in loco, ma emarginati e privi di prospettive. Significa ammettere di aver commesso crimini contro il mondo arabo e contro i musulmani (s'intende che in questione sono le guerre schifose degli ultimi venti, venticinque anni). D'altra parte significa abbracciare le ragioni d'Israele, significa suggerire allo Stato ebraico: sei come noi.

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