domenica 12 luglio 2009

Il golpe in Honduras secondo Vargas Llosa.

Il romanziere latinoamericano di lingua spagnola Mario Vargas Llosa, un gigione filoimperialista che si compiace di scrivere con arte pezzi che gli auguro siano ben pagati, ieri su La Stampa poteva esser letto, con il solito gusto che danno le belle lettere, in merito al golpe tempo fa realizzato in Honduras, da lui, dico MVL, stigmatizzato anche perché renderebbe più forte la posizione del presidente honduregno deposto dai militari.
Il povero ricco romanziere, parecchi anni fa trombato nel suo paese quando si era presentato alle elezioni come candidato presidenziale destrorso, e mai rimessosi dal trauma, si capisce che non sa da che parte sbattere la testa, infatti il presidente deposto secondo lui, dico MVL, sarebbe un succubo del terribile Chavez, "satrapo" venezuelano, "populista" eccetera...Quindi sarebbe esecrabile, ma lo stesso non si può schierarsi con chi, "barbarie politica", ha rapito armi in pugno all'alba un presidente democraticamente eletto e, pensa te, neppure gli ha dato il tempo di vestirsi...In pigiama!

Insomma: se gli avessero lasciato i pantaloni e la giacca, la camicia e la cravatta, le scarpe e i calzini, o se l'avessero impacchettato a mezzodì, MVL allora avrebbe tirato un respiro di sollievo: sì, avrebbe pensato, è un golpe, ma ne valeva la pena.

Adesso invece si appella a "elezioni subito", controllate "dall'Onu", garantite nei "diritti umani"... Insomma MVL chiede al padrone di metterci una pezza.

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