martedì 1 dicembre 2009

Mafia e accumulazione capitalistica.

I fenomeni economici, sociali, culturali, politici riferibili alla "mafia" sono in Italia notevoli in alcune regioni (Sicilia, Calabria, Campania, Puglia), meno nelle altre. Meno. L'intreccio di tali fenomeni, caratterizzati da maggiore o minore "illegalità", con gli altri (economici, sociali, culturali e politici) , caratterizzati invece da maggiore o minore "legalità", è davvero difficile pensare che non esista e sia esistito. Leonardo Sciascia scrisse che "la mafia è il potere", con ciò amplificando le possibilità di pensare alla "mafia", e al potere.
Che alcuni partiti, se non tutti, nel passato ed oggi, abbiano (avuto) legami o contatti con la "mafia"; che alcuni uomini d'affari lo stesso ne abbiano avuti o ne abbiano, credo che ragionevolmente nessuno possa evitare di pensarlo. E' ovvio. Il denaro transita, attira, compra........

Se politicamente è dunque assai probabile che i partiti e gli uomini d'affari al potere nelle suddette regioni abbiano (avuto) a che fare da vicino con la "mafia", anche senza essere direttamente "mafiosi", provarlo e procedere a condanne penali è un'altra cosa (v. il discusso "concorso esterno in attività mafiose", oggi oggetto da prima pagina).....

Pier Paolo Pasolini scrisse che lui conosceva i responsabili (d'altri sfaceli italiani), ma che non poteva provarlo. E' ancora così.

Politicamente, la condanna del capitalismo, cioè delle pratiche d'accumulazione "mafiose" o "non mafiose", è per noi scontata. La schiuma non c'interssa.

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