domenica 17 ottobre 2010

Durante la scorsa settimana i media hanno riportato una richiesta avanzata per lettera aperta da un certo Pacifici, esponente della "comunità ebraica" di Roma, circa il cosiddetto negazionismo. Come si sa, diversi studiosi (e molti polemisti al loro rimorchio) mettono in dubbio certi aspetti delle stragi compiute ai danni degli ebrei in Europa negli anni della seconda guerra mondiale, e la quantità di persone rimaste uccise, oppure morte a causa della durezza dei campi di concentramento. Faurisson e Irving, ed altri che non ricordiamo. Il suddetto Pacifici ha rilanciato la richiesta che sia vietato per legge mettere in discussione il come e il quanto della strage, operazione che viene definita "negazionismo". Irving, a quanto ricordiamo, ha dovuto passare non pochi mesi in prigione a causa dell'espressione pubblica delle sue idee. Un docente dell'università di Teramo, se non ci sbagliamo, ha di recente rilanciato idee revisionistiche in merito alle stragi di ebrei commesse durante la seconda guerra mondiale. Idee del genere, sperabilmente fondate su dati, possono essere ignorate o respinte, confrontate con altri dati e confutate, è ovvio, ma non devono essere proibite. Non siamo (ancora) in piena dittatura, o no?

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