giovedì 26 gennaio 2012

Domenica 15 gennaio 2012 il supplemento saggistico-letterario del Corriere pubblicava un articolo di P.L.Battista su un argomento di notevole interesse: vediamo. Com'è noto, un'organizzazione fascista con sedi in varie città italiane si chiama CasaPound, in omaggio al poeta statunitense Ezra Pound, il quale ai suoi tempi fu simpatizzante fascista, ed in effetti venne rinchiuso dai vincitori suoi concittadini, finita la seconda guerra mondiale, in un campo di prigionia vicino a Pisa.
Guai, ai vinti.
Dopo che, a Firenze, nello scorso dicembre, un uomo (poi suicida) aveva ucciso due persone e ferito altre tre persone per motivi razzistici, dopo che alcuni organi di stampa avevano diffuso la notizia che l'assassino era stato in qualche modo vicino a CasaPound, l'anziana figlia del poeta ha diffidato CasaPound, non sappiamo se per vie legali, dall'usare il nome del poeta suo padre per ragioni che, secondo lei, il poeta suo padre non avrebbe condiviso.
Il Battista sostiene che sì, Pound era un fascista, e che si può essere grandi poeti ed insieme fascisti, così come (è il caso di Céline) si può essere grandi scrittori ed insieme avercela a morte con gli ebrei. In effetti Céline, finita la guerra, fu costretto a pagare cari i suoi scritti contro gli ebrei, con il carcere, l'esilio ed altri non piccoli danni materiali e morali: del resto era anche accusato di aver collaborato con i nazisti e di aver appoggiato il governo fantoccio che i nazisti avevano installato in Francia. Pound e Céline, scrive il Battista, grandi e destrorsi, uno fascista, l'altro "giudeofobico" e collaborazionista.
Il che non significa che Pound andasse in giro a sparare ai "negri"; o che Céline avesse partecipato ai rastrellamenti parigini compiuti ai danni degli ebrei, o "denunciato" ebrei.
Scrivevano, quei due. Scrivere è un tantino d'altra natura, che non l'agire materiale.
Il Battista, appassionato compensatore della critica al nero con quella al rosso, complica a questo punto la sua argomentazione menzionando Brecht, notevole poeta e drammaturgo tedesco, comunista, non diversamente dal cileno Neruda, un altro poeta ai suoi tempi molto noto.
Si può essere grandi poeti ed insieme comunisti, scrive il Battista.

Per conto nostro è scontato che il talento poetico e narrativo sia (o possa essere) scisso da altre caratteristiche di un autore, per esempio dalla sua personalità politica. Noi leggiamo Céline, mentre le idee politiche del dottor Destouches (questo il suo cognome vero) c'interessano poco. Abbiano letto e amato Brecht e, più tardi, Neruda, non certo perché erano comunisti. Per questo scopo abbiamo Lenin.

Tirare in gioco il comunismo, quando si tratta del fascismo, è una mossa da ruffiani.

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