martedì 24 gennaio 2012

L'inserto del lunedì di Repubblica contiene al suo interno alcune pagine del New York Times, spesso interessanti come campioni di quello che gl'imperialisti di sinistra più cool della terra pensano (di se stessi) e del mondo.
Sul numero di ieri ho letto un articolo di un certo Cohen sull'antisemitismo nei paesi arabi, e sia pure recentemente movimentati da rivolte più o meno fortunate. Durante le fasi di tali rivolte, scrive il Cohen, ad alcune donne arrestate dalle forze dell'ordine è toccato di essere maltrattate ed umiliate, insomma il Cohen slitta dall'argomento dell'antisemitismo a quello delle prevaricazioni contro le donne

L'antisemitismo, secondo i migliori autori, consiste non soltanto nell'avversione contro gli ebrei, ma anche nell'avversione contro Israele, qualora tale avversione sia a senso unico, come se questo Paese avesse l'esclusiva delle ingiustizie. Naturalmente non la ha.
Par di capire che, per criticare Israele senza incorrere nell'accusa di antisemitismo, bisognerebbe alternare tale critica con quella agli altri paesi che al momento fanno porcate nel vasto mondo.

Ma che cosa c'entra l'antisemitismo con certe infamie mirate sulle donne?

Forse il Cohen allude ai vizi della cosiddetta personalità autoritaria, studiata sessanta anni fa, per cui i soggetti dotati di tale autoritarismo tendono ad odiare le minoranze e i soggetti da loro considerati deboli, inferiori,
tra cui le donne? Chissà?

Per piacere al New York Times bisogna trattare con i guanti Israele e non picchiare le donne neanche con un fiore.

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