mercoledì 17 dicembre 2014

Il motore della morte

L'orribile massacro avvenuto a Peshawar in Pakistan rientra in una sorta di faida tra il governo pakistano e i taliban pakistani, tenuti sotto crudele pressione dall'esercito locale. All'incirca. Del resto non passa una sola settimana senza che nel cosiddetto medio oriente abbia luogo un attentato causante morte e distruzione. 
Come prima cosa dobbiamo in effetti ritenere pensabile che la vita umana in quei Paesi non abbia lo stesso valore che essa ha in Europa. 
Tuttavia noi siamo convinti che il motore sempre acceso della morte stia in relazione con fatti non giusti che sono accaduti ai danni dei musulmani negli ultimi decenni. Tali fatti non solo hanno prodotto molto odio nei confronti dei "cristiani" e degli "ebrei", responsabili di infamie e senza tregua prepotenti, sordi, ciechi, ma anche hanno accresciuto micidialmente le differenze tra le varie versioni dell'Islam, in Iraq, in Siria, in Libia, ovunque. I musulmani si uccidono tra loro, si fanno tra loro la guerra, trovano mano d'opera nei disperati che le ingiustizie sociali in atto in quei Paesi generano. 
Si trascurano molto le contraddizioni di classe sociale in favore di quelle religiose. 
Grave errore. 
Chi ha denaro si adatta perfino al dominio ripugnante di Israele nei territori occupati dal 1967. 
Chi non ha denaro, non ha lavoro, né speranze, morde, ulula, smarrisce la pietà. 
Vogliamo che soffriate come voi fate soffrire noi, sembra che abbiano affermato gli assassini di Peshavar. Ecco.

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