giovedì 9 settembre 2010

Il noto romanziere David Grossman, intervistato su repubblica da Fabio Scuto, di cui ci siamo occupati tempo fa segnalandone l'estro fazioso, avrebbe dichiarato che non è vero che desidera lasciare Israele (della serie "e allora?") per motivi di disaccordo con la politica del suo paese, insomma: soffre, ma resta, dormiremo di nuovo sereni, anche perché Grossman, che ha perduto un figlio in guerra (Libano 2006) come altri milioni di padri anonimi prima di lui, cazzo, ha sostenuto che è "la Storia" ad aver dato nel 1948 (l'anno dell'ufficializzazione dell'abuso antipalestinese) una "opportunità" ad Israele, da non sprecare. Grossman sarebbe favorevole ai "due stati", a quanto pare un'opzione che i suoi concittadini condividono in minoranza. Naturalmente i "due stati" restano una fregatura, per i palestinesi. Lo stato dev'essere uno, aperto a tutti, com'è giusto.

Una "opportunità", l'ha chiamata.
La storia senza bisogno di maiuscole procede anche a caso, a disco rotto, soprattutto a bastonate sulla testa di chi capita: nel 1948 la "opportunità" regalata dalle potenze vincitrici agli ebrei è costata ai palestinesi, che pagano ancora. Le potenze hanno fatto le generose, come si dice, con i soldi altrui.

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