martedì 25 agosto 2015

Muri e mari

Gli sbarramenti o "muri" che non pochi Paesi realizzano da tempo immemorabile (si pensi al Vallo di Adriano, in "Britannia", o alla Muraglia cinese) allo scopo di proteggersi da invasioni o "evasioni" (vedi il celeberrimo Muro di Berlino) sono poco simpatici, sì, ma c'è di peggio, per esempio la guerra. 
Per dire.
Venendo all'odierno "muro" ungherese, o allo sbarramento militare macedone (di breve durata) contro profughi e migranti, strumenti che esprimono un diritto statuale innegabile, c'incuriosisce il fatto che quei Paesi non facilitino invece il transito di chi certo non vuole stabilircisi - i migranti e profughi ambiscono infatti a luoghi "ricchi" come la Germania o la Scandinavia. 
Orbene: si tratta, con questi sbarramenti e "muri", di una reazione difensiva quasi automatica contro l'estraneo? Di un rifiuto "mascolino" della passività (direbbe Freud)? Oppure Macedonia, Serbia, Ungheria agiscono "per conto terzi", dove per terzi si intende la Germania e la Scandinavia?
Naturalmente c'è dell'altro: forse Macedonia, Serbia e Ungheria non hanno l'organizzazione indispensabile per "registrare" i migranti e profughi, oppure non vogliono registrarli per non dover poi rischiare di"ospitarli". 
No, li forniscono di permessi temporanei allo scopo di farli transitare altrove.
Complicato, vero?
E l'Italia? Non ha bisogno di "muri", è il Mediterraneo che si incarica di "fermare" profughi e migranti facendone strage, parziale ma consistente. 
Ah, quant'è interessante questa faccenda! 
Per dirne ancora: non è, questo fenomeno migratorio, una sorta di autodeportazione di massa? Non sono, gli "schiavi", mercanti di se stessi?

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