giovedì 6 dicembre 2007

Partitofobia.

La partitofobia, non innocente, ha prodotto orrori vari, due ne abbiamo visti di recente, a "sinistra" e a destra. Alcuni milioni di persone, non selezionate, hanno eletto leader del partito democratico Veltroni, e votato altri "rappresentanti". Evento interessante nella prospettiva elettorale (a quanti voti corrispondono, amplificando il "campione", tre milioni di elettori alle primarie?), ma patetico se visto come inerente ai compiti di un partito, che dovrebbe elaborare la sua politica nei suoi luoghi organizzativi per mezzo dei suoi iscritti e militanti, ed esprimere dal suo interno la dirigenza. Tre milioni, o quanti sono stati, di "consumatori" di chiacchiere politico-mediatiche non fanno un partito per essersi recati a votare una domenica. Non scherziamo. Dall'altra parte, quella del sedicente partito del popolo delle libertà, i milioni di persone millantati dal Capo hanno espresso preferenze in rapporto alla denominazione del medesimo partito o polo o cosa, "che neppure esiste", come si è lasciato scappare il Capo. Infatti questa è la verità: la partitofobia ha annientato lo spirito dei partiti, che erano cucine di idee, di cultura, di politica. Cucine, se non fucine.

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