lunedì 4 aprile 2011

E' necessario pensare, magari male, ma pensare: i migranti nordafricani sono paragonabili ai migranti italiani ( e non) che negli ultimi cento e più anni sono passati "nelle Americhe", o, più recentemente, in Germania, Belgio e così via: ma soltanto come suggestione tale paragone può stare in piedi. I migranti nordafricani fuggono (dalla miseria, pare, ma molti hanno il telefonino, o dalla guerra, i pochi libici, o dalla "legge") verso l'Europa, in modo direi disordinato, avventuristico più che avventuroso, in molti casi (quelli comportanti l'attraversamento del canale di Sicilia) irresponsabile; i migranti italiani di cui sopra (ma anche gli irlandesi nel diciannovesimo secolo verso il nord America, per esempio) lasciavano la loro terra per motivi di miseria nel senso della fame (e per il desiderio del nuovo, che naturalmente vale per tutti) ed erano "ordinati", masse ordinate alla partenza ed all'arrivo. Queste di oggi e di questi anni sono masse disordinate. Le altre erano subalterne, queste sono protagonistiche. Il protagonismo va benone, evviva, mi pare che qua e là però mostri un suo corrispettivo forse inevitabile, ma ai miei occhi insopportabile: l'arroganza. L'arroganza giovanile che mi pare di cogliere, a tratti, intorno a me (non solo quindi in ambito migranti) vive nella e della mentalità dell'avere diritto ad un "seno" sfamante e caldo senza se e senza ma, diritto questo che invece secondo me hanno solo i neonati.

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