venerdì 3 giugno 2011

L'esperto di rifiuti e trasporti Guido Viale, ieri sul Manifesto, ci ha spiegato come rilanciare i Fincantieri, notoriamente in crisi a causa della concorrenza coreana. Con immagine alquanto d'altri tempi il Viale osserva che l'Italia (direbbe qualcuno: lo Stivale) dispone di due "autostrade naturali", il Tirreno e l'Adriatico, solcabili dalle tante navi portacontainers costruende dai Fincantieri restituiti a nuovo splendore. Incurante dello smerdamento certo (ulteriore) dei mari in oggetto, il Viale opina non a torto che il cosiddetto trasporto su gomma diminuirebbe, con la conseguenza di ridurre l'esigenza di costruire autostrade e ponti più o meno faraonici, senza contare, per quanto riguarda il trasporto cosiddetto su ferro, la TAV in Piemonte.
Lanciato nella sue reverie, il Viale vede discutibili opinabili fantasmagorici coordinamenti tra camionisti (o meglio addetti alle motrici!) e porti commerciali, insomma si pone il problema di come cavolo far inghiottire ai camionisti, privati dalle navi del loro sudato valsente, ("padroncini") , la sua idea.

Tutto idee interessanti, il Viale; però vecchie, nel senso che sarebbero andate bene cinquanta anni orsono. Prima che iniziasse lo sfacelo del territorio ad opera della confraternita dell'auto per tutti; senza tener conto che servirebbe un comando forte per effettuare una rivoluzione simile a quella immaginata dal Viale nei trasporti, per imporla. Il socialismo.

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