sabato 21 maggio 2011

Il Manifesto ha cambiato genere, negli ultimi tempi, sembra più agevole da leggere, più facile, più vicino ai "nuovi lettori", cui anzi dà spazio nella rubrica delle lettere, che suscita vera tenerezza fin dall'uso giovanilistico consistente nell'omissione di una firma degna di questo nome dalle medesime, genere asilo infantile ( nomi propri e soprannomi, nient'altro). Un'altra novità la troviamo nel constatare che lo spreco di decimetri quadrati di carta, in prima pagina, è calato: bene!
Ieri (21 maggio 2011) nella penultima era pubblicato un articolo di un giovane sui giovani, ben scritto e menzionante addirittura Kant. L'analisi marxista latita, però, da questo e da altri scritti. Si parla di "generazioni", non di classi sociali.

Vicino a casa mia, a Firenze, c'è un grosso centro dei salesiani: costoro organizzano, con il bel tempo della primavera, concerti "rock" in prossimità della chiesa, ed altre manifestazioni atte ad attirare i giovani e i ragazzini. "Lasciate che i bambini vengano a me". Calcio, "rock" eccetera. Ad maiorem Dei gloriam.

Anche il Manifesto, per sopravvivere, organizza similmente le sue pagine. A favore degli "indignati".

La direttrice ieri scriveva sulle apparizioni non della cosiddetta madonna, ma su quelle del presidente del consiglio, tornato a mostrarsi dopo la batosta di Milano. La direttrice paragonava la faccia del medesimo, a suo dire truccata e inceronata (come se ciò fosse importante), a quella dei dirigenti sovietici negli ultimi anni dell'URSS. Un bel paragone davvero, per un giornale che si definisce "comunista".

"Quotidiano opportunista": sarebbe meglio.

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