sabato 10 dicembre 2011

Al debito pubblico corrisponde il credito dei privati (le famose "famiglie" di cui parlano untuosamente certi economisti), delle banche, e soprattutto degli investitori "non residenti"; dunque in Italia c'è una ricchezza di circa la metà di millenovecento miliardi di euro (è il debito pubblico) che appartiene alle banche e ai privati, anche piccolissimi "risparmiatori", cui è da aggiungere la loro ricchezza privata (in "azioni", depositi vari, oro, monete pregiate eccetera) non prestata allo Stato, cui è ulteriormente da aggiungere la ricchezza immobiliare. Quest'ultima è in larga parte in mano alle banche, nella forma di crediti per mutui da esse erogati ai compratori di immobili, che dunque sono anch'essi indebitati, come lo Stato a cui prestano soldi nella forma di sottoscrizione o acquisto di Bot, Bpt eccetera. Del resto anche le banche hanno debiti, per esempio tra loro stesse, e così via.
La massa di ricchezza di un paese come l'Italia, che economicamente non conta nulla, così sere or sono il signor Carlo De Benedetti alla signora Lilli Gruber in tv, è dunque spaventosa: finanziariamente l'Italia è ai primi posti nel mondo, la nebulosa di miliardi di euro che sopra abbiamo sommariamente descritto fa gola agli speculatori di tutto il mondo, anche degli italiani, è ovvio.
E' alla speculazione che la vita dei cittadini poveri viene sacrificata, con la massima spietatezza, dalle cosiddette manovre (mai termini fu più evocativo), messe in atto dai governi (per esempio greco, e ora italiano) allo scopo di riparare la ricchezza di cui sopra, come? Diminuendo il debito pubblico, con il risultato di indebolire lo Stato e la spesa d'interesse pubblico: prosciugando le poche gocce di giustizia sociale prodotte da un secolo di lotte del movimento operaio.
(Corretto il 30 marzo 2012)

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