sabato 7 aprile 2012

Quella di "antisemitismo", qualunque ne sia il significato, da tempo è un'etichetta che molti commentatori e operatori della politica adoperano nei confronti di chi non si trovi allineato, con il cappello in mano, nel valutare via via gli atti di prepotenza che i governi israeliani commettono per garantire la "sicurezza" del loro Paese.
Dal momento che l'antisemitismo ha prodotto crimini, culminati nel corso della seconda guerra mondiale nella micidiale persecuzione nazista degli ebrei, è ovvio che nessuno, quasi, tollera di essere etichettato come "antisemita".
Ne deriva che la critica alle prepotenze commesse da Israele è, sui media, rara, infatti tra l'altro costa l'esclusione dalla tavola imbandita (...). La condanna degli ipocriti, dei ruffiani.
Per questa ragione G.Grass è stato molto coraggioso a diffondere il suo testo "poetico" (v. Repubblica del 4 aprile scorso) contro i pericoli che la politica di Israele causa al mondo intero. E lasciamo stare la cosiddetta pace (...) di cui "canta" Grass.

L'antisemitismo è un errore che in parte, come tutti gli stereotipi e i pregiudizi, come tutte le semplificazioni, generalizzazioni, scorciatoie del pensiero, dipende da come funziona la mente umana: male (...); dipende anche, come errore, dal fatto che sta da duemila anni nella cultura "occidentale", quindi è un errore potremmo dire rinforzato, che ha messo radici. E' un errore tradizionale.
Non è tuttavia l'unico errore, infatti il malo modo in cui funziona la mente umana di errori ne produce a bizzeffe. Ogni semplificazione, scorciatoia, generalizzazione, stereotipo, pregiudizio, è molto umano, sì, tuttavia si tratta di errore.

Attribuire l'antisemitismo a chi critica la politica di Israele, dunque, è un errore simile all'antisemitismo.

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