sabato 9 giugno 2012

Come Napoleone aveva imbastito una guerra in Spagna per "liberare" quel paese dal giogo monarchico (ricordiamoci "L'ultimo inquisitore", di Milos Forman), dopo aver messo le mani sul nord della penisola italiana, aver fatto accomodare gli austriaci via dal Lombardo-Veneto ed aver perfezionato il decesso dell'antica repubblica, Venezia, mica male però.... Così il Giappone partì, verso la metà del secolo scorso, alla conquista dell'Asia, per "liberarla" dagli europei (inglesi, francesi, olandesi eccetera), pappandosi Cina e penisola indocinese, meno con le buone che con le cattive. Chiedere ai cinesi,  ai coreani, guardarsi "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci...Aggressivo come pochi, il Giappone intendeva prendere il controllo dell'oceano Pacifico: sappiamo com'è comiciata (Pearl Harbour), e come è finita (Hiroshima e Nagasaki, 1945). L'imperialismo angloamericano, momentaneamente alleato con l'Unione Sovietica, si dimostrò più forte anche della furia giapponese, non solo di quella hitleriana in Europa.
Il Bignami di storia che precede ci serve per leggere meglio un articolo che abbiamo trovato da qualche parte giorni fa su Hokinawa, un'isola che si trova a sud dell'arcipelago nipponico: qui i giapponesi opposero una forte resistenza agli americani, morirono come mosche e molti di loro (inclusi i civili) si suicidarono pur di non farsi catturare dal nemico, su cui circolavano voci malevole.
L'esimio articolista, e non è la prima volta che troviamo un simile argomento, pare ritenere che i giapponesi si difesero troppo, ciò inducendo gli Usa a concludere in fretta la spinosa guerra a suon di bombe atomiche (vedi sopra). Se non è una giustificazione, le somiglia.
Dopo aver stabilito la "democrazia" e la "libertà" anche in Giappone, gli americani si dimenticarono di tornare a casa loro, tanto è vero che in Giappone ( e in Corea...) restarono per decenni facendo base in siti militari enormi e numerosi, ciò che ci riporta in Italia dove le basi americane, ermeticamente chiuse ai mai considerati locali, sono, a distanza di 67 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, circa una decina.
I "liberatori" si affezionano talmente ai luoghi "liberati" (come il Kossovo, come l'Iraq: in Afghanistan gli è andata male) che non se ne vanno più.

Non c'è nessuna "liberazione" dall'esterno, mai, in nessun modo. E' invece necessario continuare a liberarsi senza virgolette, da sé, tutti insieme, nel mondo.

Buona domenica!

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