mercoledì 27 marzo 2013

Siamo alle prese con varie epifanie del cattivo gusto: le parole pubbliche del cantante Battiato, assessore alla cultura in Sicilia, in merito a indefiniti parlamentari italiani, detti troie e consigliati di aprire un casino; e la manifestazione che alcuni poliziotti hanno fatto a Ferrara sotto l'ufficio dove lavora la madre del giovane Aldrovandi, morto anni or sono dopo atti di violenza effettuati su di lui da poliziotti poi condannati (tre) a sei mesi di prigione (il resto condonato).
Se, come si dice, in Italia vige la democrazia, anche il cattivo gusto e la violenza verbale (non solo le belle parole) possono avere le loro manifestazioni pubbliche. Un assessore regionale dovrebbe, di conseguenza, poter esprimere le sue brutali opinioni senza venir "licenziato in tronco", dopo essere stato stigmatizzato dal parlamento stesso (in testa le parlamentari, come se Battiato avesse inteso colpire con la sua metafora solo le donne); alcuni manifestanti dovrebbero poter esprimere la loro discutibilissima solidarietà fascistoide a colleghi incarcerati senza essere redarguiti dal sindaco della città sede della manifestazione e poi dal ministro degli interni.
Naturalmente i media, almeno quelli di nostra conoscenza e frequentazione, hanno contribuito molto a evidenziare queste due manifestazioni di cattivo gusto, anzi: i media sono i maggiori responsabili di questo teatrino della banalità, dell'ipocrisia e del cattivo gusto.
Il silenzio, invece, potrebbe essere davvero uno strumento democratico: si dovrebbe quindi lasciare un poeta alla scontatezza delle sue metafore, da solo; stendere un velo di indifferenza su pochi signori viziati e cinici.

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