lunedì 27 maggio 2013

L'astensione dal voto, di nuovo ciclopica, è come il silenzio: difficile da interpretare. Molti affermano che significhi rifiuto, protesta, disgusto; ma potrebbe significare anche indifferenza, incompetenza consapevole, e consenso, sia pure passivo.
Prendiamo tuttavia il caso di Roma, cioè il più interessante a causa di fattori numerici e di prossimità al centro del "potere" politico nazionale. I votanti hanno premiato la "sinistra", punito la destra, ed anche il M5S ci ha lasciato le penne. Qualcuno osserva che il governo di larghe intese ne esce rafforzato, ma questo qualcuno tifa per il governo di larghe intese ed interpreta la sconfitta del M5S di conseguenza. Peccato che a Roma, dopo il ballottaggio, ci sarà un'amministrazione di "sinistra", e non di larghe intese!
A proposito di ballottaggio: ha ragione chi indica il sistema elettorale "dei sindaci" come quello già pronto  anche per le politiche.

(Come al solito, la vittoria della "sinistra" in Toscana passa inosservata, come se fosse scontato che in Toscana vinca la "sinistra"... Non sarà invece che in Toscana c'è più competenza politica che non dove regna l'incompetenza e si votano mostri e teste di cavolo?) 

Su Repubblica di oggi 29 maggio la colta Barbara Spinelli, stavolta senza citare Conrad, tratta dell'astensione confrontandola con il fermento d'iniziative "di base" da parte di cittadini sciolti dai vincoli con i partiti. Ma non porta dati che dimostrino che quei cittadini che s'impegnano magari per la scuola pubblica, come a Bologna, siano gli stessi che si astengono dal votare alle elezioni politiche ed amministrative. 

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