domenica 22 dicembre 2013

Rosari

Sui media che teniamo d'occhio si critica con una certa forza la minoranza interessata per motivi di stretta necessità ad un certo metodo di cura che si chiama Stamina. Noi non sappiamo di biologia né di medicina, ma ci piace pensare ai problemi di ciò che si chiama scienza, una parola che con l'aiuto del latino, da cui deriva, significa sapere. Si critica da parte dei media anche la minoranza di credenti nella non innocenza delle scie biancastre che talvolta adornano il cielo. Noi non sappiamo di fisica né di aeronautica, come non sappiamo di biologia né di medicina. Siamo modesti cultori dei diritti e rovesci del sapere, e ci pare che gli scientisti ufficiali ed i lori reggicoda mediatici si agitino un po' troppo contro le due accennate minoranze di credenti.
Un argomento degli scientisti è: non ci sono prove che il metodo Stamina funzioni, né che le scie celesti siano segni di deliberato avvelenamento. Ma la eventuale mancanza di prove non chiude le questioni: le situa in un ambito, quello della scienza, e lì vorrebbe ingabbiarle. Invece il sapere, quando è vivo,  si nutre anche di fede, o di scetticismo, o di possibilismo.
I credenti nella velenosità delle scie non sono più colpevoli di chi crede in un qualche dio, o nel diavolo, ed i credenti nel metodo Stamina non sono più colpevoli di chi distribuisce in San Pietro scatolette contenenti quelle catenelle dette rosari.

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