lunedì 14 aprile 2014

Elezioni europee

In vista delle elezioni europee ci scorrono davanti, sculettando, testi che lodano come europeistico il fatto che i Paesi  europei non si fanno la guerra dal 1945, dopo essersi fatti del male per millenni. Questo indubbio risultato, si finge di dimenticare, dipende dall'aver perduto i Paesi europei l'indipendenza, appunto dal 1945, quando sono divenuti una elegante colonia degli Usa, e non contano niente, pur contando decine di basi militari della cosiddetta Nato o direttamente degli Usa. Nessuno nega che si stia meglio senza guerra, ma che questo sia un merito di Germania, Francia, Inghilterra e di altri minori, fa ridere. 
Intanto le guerre in Europa ci sono state, negli anni novanta, quando l'imperialismo ha deciso di fare a pezzi la Jugoslavia, eccome se ci sono state. E non è finita qui, vista la provocazione anti russa tentata dagli Usa in Ucraina. 
E poi i Paesi europei la guerra se la fanno per mezzo della pressione economico-finanziaria che il Paese più forte esercita su tutti gli altri (l'Inghilterra fa storia a sé, è il cagnolino preferito degli Usa, e forse per questo ha salvato il deretano dall'euro).

Altri testi europeistici descrivono inferni qualora un Paese uscisse dall'euro. Noi abbiamo l'impressione che, nello stato presente di cose, uscire dall'euro (per la classe di chi i prezzi li paga ma non li fa) sarebbe una sciagura - paragonabile a quella occorsa dal gennaio del 2002, quando entrò in vigore la moneta unica, ed ogni banconota da mille lire di spesa (dal pane alla casa) si trasformò in una bella monetina da un euro (più o meno, s'intende). 
Entrarci al prezzo pazzesco di 1936 e rotti lire per un euro fu un "errore", se non un trucco che dette luogo ad uno dei maggiori traslochi di "ricchezza" che la storia ricordi. I capitalisti immobiliari, per esempio, si trovarono più o meno moltiplicati per due i prezzi da esigere, 300 milioni di lire divennero 300.000 euro, non male, no?

Uscirne sarebbe oggi un nuovo incubo.

Tra i nostri "contatti" capaci di leggere qualcuno potrebbe criticare la nostra brutale semplificazione classistica, "chi paga i prezzi ma non li fa", da una parte, e dall'altra "chi, oltre a pagarli, può rifarsi determinando i suoi". Ebbene, certo non confondiamo il mandarino che incamera duecentomila euro netti l'anno con l'operaio che ne prende ventimila, ed infatti: in certo modo il riccone i prezzi suoi li fa, quando compra o vende titoli e azioni eccetera. Quando affitta o vende le case che possiede. Mentre lo sfruttato paga e basta. 

In nome degli sfruttati diciamo no alle balle europeistiche, mentre affermiamo che l'Europa c'è sempre stata, c'è e ci sarà - quella sostanziale, che combacia con la nostra cultura. Incluse le guerre.

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