lunedì 1 settembre 2014

Una valle di lacrime

La Russia è un Paese di dimensioni enormi, molto ricco di materie prime, dotato inoltre di una capacità bellica paragonabile a quella degli Usa e della Repubblica Popolare Cinese. E di una consistente popolazione. Dopo che l' esperimento sovietico si è concluso, oltre venti anni or sono, probabilmente qualcuno ha trascurato la potenza della Russia, ed ha pensato di poter impunemente fruire, in Europa orientale, di una serie di Paesi compiacenti perché da poco fuoriusciti dal sistema dominato dalla defunta Unione Sovietica, e desiderosi di scodinzolare ai piedi di un padrone più "democratico". L'imperialismo si è all'incirca comprato tutti quei Paesi, popolazioni incluse, beninteso. Chi lo nega? Di recente ha tentato di acquisire anche l'Ucraina, ma non ha tenuto conto del fatto che quel Paese è costituito da una componente, ad est, semplicemente russa, che non ha accolto volentieri la prospettiva di ritrovarsi a far la parte dell' antemurale dell'imperialismo, che oggi è antirusso per motivi strategici, non più, come ai tempi dell'Urss, per motivi di politica economica e direttamente militare. Approfittando di tale circostanza nazionalistica, se non patriottica, cioè della tensione tra Ucraina dell'ovest ed Ucraina dell'est, la Russia ha trovato abbastanza facile opporsi al progetto sfacciato dell'imperialismo di tenerla da vicino sotto tiro, ed ha reagito. Intanto ha bloccato l'ideuzza di far di Sebastopoli (Crimea) una base navale Nato sloggiandone la flotta russa. Adesso sembra voler stabilire un corridoio favorevole, cioè filorusso, per aver via libera verso la Crimea. Mentre i morti e le distruzioni della guerra civile ucraina non si contano, il cosiddetto Occidente ha attuato delle "sanzioni" per punire la Russia, la quale ha controsanzionato l'Occidente, e così via. Ci sono dei rischi che tutto quanto vada a finire molto male per l'Ucraina, che è secondo noi entrata in una valle di lacrime - illudendosi di aver l'appoggio dell'Occidente; e molto male per tutti.
La colpa di tutto questo non sta nella politica di potenza e di revanche di Vladimir Putin, ma sta esattamente nella politica di potenza dell'Occidente, anche stavolta molto famelico e pasticcione.

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