sabato 7 febbraio 2015

In preda all'errore

Nell'ipotesi che il pilota militare giordano catturato dai combattenti del Califfato sia stato bruciato vivo in una gabbia, come riferiscono i media, in modo sì crudele e vendicativo, ma inerente alle molte morti che i bombardamenti aerei provocano a soldati e non soldati a terra, così avrebbero affermato i carnefici del pilota giordano; nell'ipotesi che il rogo in gabbia del pilota sia effettivamente stato realizzato, noi dobbiamo fare una critica ai carnefici del Califfato. O meglio, dobbiamo criticare la loro (e non soltanto loro) visione della giustizia come vendetta e della vendetta come giustizia, dove le pratiche vendicative esagerano le modalità degli "oggetti" della vendetta. Il rapporto causale tra un bombardamento aereo o non aereo ed i suoi effetti all'incirca spaventosi non è rigido, mentre il rapporto causale tra l'accensione di un fuoco addosso ad un uomo chiuso in una gabbia ed il suo effetto è rigidissimo. Nel caso dei bombardamenti qualcuno dei bombardati può cavarsela, nel caso del rogo in gabbia il condannato non può cavarsela. 
Durante una guerra, inoltre, i prigionieri non si uccidono, se è il caso si condannano al carcere o a morte dopo averli processati (vedi il processo tenutosi a Norimberga dopo la seconda guerra mondiale), comunque non secondo modalità crudeli come quelle del caso del pilota giordano.
Si potrebbe osservare, del resto, che il Califfato è qualcosa che sta tra la banda armata e un'organizzazione politica con ambizioni statuali, e che quindi non è tenuto a rispettare certe convenzioni.
Noi siamo certi che tutto quello che accade di mostruoso nel mondo ha principalmente cause socio-politiche che sono da eliminare, così la probabile crudeltà dei combattenti del Califfato ha le sue cause socio-politiche vicine e lontane che sono da eliminare, ciò non toglie che i combattenti del Califfato siano in preda all'errore.

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