sabato 10 dicembre 2016

Erdogan contro Erdogan

Abbiamo letto un'intervista che, tramite il suo avvocato, una scrittrice turca che si chiama Erdogan ha rilasciato al Corriere (sabato 10 o venerdì 9) in merito ai danni politici e morali che il presidente Erdogan sta causando alla Turchia soprattutto dopo il fallito colpo di Stato della scorsa estate. La scrittrice è in carcere a quanto pare perché collaborava con un giornale che è stato chiuso in quanto sospettato di simpatie e legami con il movimento combattente curdo, e rischia di restarci, in carcere, per molti anni. Riferisce che il cattivo presidente ha fatto incarcerare circa 40 mila persone dopo i fatti dell'estate scorsa e sta trasformando la Turchia in un inferno ai danni di chiunque non si limiti a tirare a campare ed a bersi il suo raki pensando agli affari suoi. Almeno, questo abbiamo capito noi, che della Turchia sappiamo quanto non basta e che abbiamo trascorso diverse settimane - non in Kappadocia, ma sui romanzi di Pamuk.
In effetti Erdogan sta entrando nella schiera di coloro di cui, alla morte, si dice che "hanno lasciato il mondo peggio di come lo avevano trovato". Costui abbiamo però idea che goda l'appoggio di vaste masse di popolo in particolare al di fuori dei grandi centri urbani, le quali com'è naturale sono attaccate a tradizioni che le minoranze cosmopolite considerano all'incirca "medievali", in fatto di costume e in fatto di religione. Ricordiamo a noi stessi che la Turchia è un Paese musulmano. 
L'opposizione combattente curda (o kurda) d'altra parte agisce, per motivi ragionevoli e razionali, ma anche in modo stupido, terroristicamente - qualche volta, dopo un attentato, forse ci si potrebbe chiedere se sono stati i kurdi oppure sono stati dei provocatori, o magari gli attentati sono ispirati dal governo.
In più, naturale, c'è la guerra civile in Siria, che provoca morti in loco e cefalee politico-diplomatiche nel vasto mondo, ma le provoca soprattutto a Erdogan, il cattivo presidente, che forse sta impazzendo, troppe sono le variabili, e noi ne abbiamo menzionate solo una parte.
Un nostro vicino parecchi anni fa, su un certo personaggio politico italiano, diceva: "morirà anche lui". Sì, perché sono anche i singoli a incidere, non solo le situazioni.
Auguri alla signora in prigione che porta il nome del suo persecutore.

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