domenica 20 giugno 2010

Due "stati" palestinesi?

Sul Manifesto di ieri, o dell'altro ieri, si legge un articolo (e un'intervista ad un rappresentante dell'organizzazione Hamas) che abbastanza nettamente prendono le distanze da Hamas, com'è noto governante nella striscia di Gaza. Essi evidenziano in modo critico come oramai si possa parlare di due "stati" palestinesi in contrasto reciproco, quello di Gaza e quello di Cisgiordania. Logicamente, a chi sostiene la causa dei palestinesi rincresce una tale divisione, più politica che geografica, ma l'unità non dev'essere guardata come un mezzo da perseguire a tutti i costi. Appare evidente che l'Autorità Nazionale Palestinese, dopo la misteriosa morte di Arafat, sta percorrendo una strada di compromesso con gli usurpatori israeliani e con gli imperialisti americani, e che il radicalismo di Hamas sta in relazione reattiva con tale strada di compromesso.
Il compromesso in politica è inevitabile, anzi è costitutivo ed essenziale, tuttavia quando esso ha luogo con l'avversario "in casa" si dovrebbe parlare piuttosto di collaborazionismo.
Quanto agli errori, veri o presunti, commessi da Hamas a Gaza, essi devono essere visti nel contesto dell'assedio che tale "striscia" sopporta da parte di Israele, nel contesto del "piombo fuso".
Per questi motivi siamo sconcertati dalla presa di posizione del Manifesto. Ma forse non dovremmo essere sconcertati da questo giornale obamoide e falsocomunista. Allora diciamo che ci dispiace.

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