martedì 23 ottobre 2012

La condanna degli esperti in fatto di terremoti (sismologi), accusati di aver sottovalutato i rischi sismici nella zona de L'Aquila, nel 2009, dove circa trecento persone invece morirono ed il capoluogo fu semidistrutto insieme ad altri centri da un terremoto, è interessante, e sia pure che si tratti di una sentenza di primo grado probabilmente "suicida", cioè fatta per essere corretta. Genere mercato mediorientale, dove si chiede cento per avere trenta.
A quanto pare i sismologi sono indignati a causa della condanna, ma il punto che c'interessa non sta qui; sta invece nella narratività, cui neppure le scienze fisiche riescono a sfuggire.
Francamente, noi letterati ce la ridiamo.
Il discorso vale anche per gli errori della medicina in fatto di diagnosi e di terapia: a noi non sembrano così scandalosi, come non ci sembra uno scandalo che i sismologi possano sbagliare. La scienza non è scienza perché non sbaglia, ma lo è se agisce secondo metodi riconosciuti e verificabili. In base a questi ultimi possono tuttavia essere diffusi "racconti" scientifici (forse fantascientifici) che, presi alla lettera, comportano talvolta conseguenze gravi. Come a L'Aquila e dintorni.
Ora, i sismologi indignati forse vogliono avere la libertà di narrare le loro favole senza pagarne le conseguenze? Come quei giornalisti che sparano balle diffamatorie e s'indignano se li si condanna?

Va bene, libertà, libertà! Ma noi li prenderemo ancora meno sul serio, sismologi, medici, giornalisti e, naturalmente, magistrati.

P.S. Abbiamo poi letto titoli accennanti paralleli tra i sismologi oggi condannati e Galileo Galilei, il quale circa quattro secoli or sono fu perseguitato e costretto a rinnegare (abiurare) le sue convinzioni di scienziato - dalla Chiesa: sosteneva Galileo Galilei la non centralità della Terra in rapporto al Sole (eliocentrismo), ciò disturbando le concezioni geocentriche allora politicamente corrette.
Non vediamo però che cavolo c'entri Galileo con quei sismologi che dissero agli aquilani di non preoccuparsi.



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