giovedì 18 ottobre 2012

La prospettiva di aumento dell'IVA, comunicata dal governo, ha suscitato proteste da parte delle associazioni dei commercianti, le quali si stracciano le vesti, in nome dei loro iscritti, a causa di un 1 per cento di aumento obbligatorio dei prezzi! Si sostiene da parte di tali associazioni che l'aumento "inevitabile" dei prezzi, date le circostanze attuali di "crisi" del consumo, sarebbe una ulteriore "mazzata" sui consumi medesimi.
Apparentemente il discorso non fa una piega; in realtà i prezzi delle merci (anche i servizi lo sono) sono stati e sono da sempre abbandonati all'arbitrio più spaventoso dei commercianti, che sono "liberi" di praticare prezzi secondo le loro esigenze, anche di follia; non solo: essi hanno accumulato nei decenni talmente tanto "grasso" da potersi permettere, in questi anni di vacche magre, di non abbassare i loro prezzi. Le poche eccezioni confermano tale regola.
C'è dell'altro: come in occasione dell'introduzione dell'euro i commercianti aumentarono i loro prezzi       "traducendo" spesso mille lire in un euro (1936,27 lire), così, all'aumento dell'IVA costoro ci daranno dentro, "arrotondando" il totale, indovinate a favore di chi.

I prezzi devono scendere. Tutto qui. Campa cavallo!

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