venerdì 31 maggio 2013

Su La Stampa di ieri 31 maggio abbiamo scorso chissà perché un'intervista ad un cosiddetto esperto del "medio oriente", pardon, ad un funzionario dell'impero (o dell'imperialismo, se volete), a proposito dell'armamento venturo del "regime di Assad", in Siria. Il quale armamento "preoccupa" com'è ovvio coloro che vorrebbero terminato il suddetto "regime", in prima fila Israele, certo. La vendita della morte di Cristo per un colpo di sonno, oggetto dei media dell'impero, vuole che quando ad armarsi sono "i cattivi" ci si debba preoccupare, dimenticando che "i buoni" sono da sempre armati fino ai denti. Quel che di nuovo tra le favolette propinate dai media dell'impero ci ha colpito, in quest'intervista i cui contenuti sono come sempre ipocriti e disgustosi, è l'uso da parte del cosiddetto esperto dell'espressione "gendarmeria internazionale". Naturalmente si tratta di una traduzione, noi non conosciamo l'originale, ma non importa: sta dunque affermandosi la  formula "gendarmeria internazionale"! Fin qui confessiamo che non l'avevamo mai trovata, anche se com'è naturale ci avevamo pensato e ne avevamo scritto da qualche parte in questi appunti, anni or sono.
Nessuna "gendarmeria internazionale" esiste, invece, dal momento che l'Onu (o Uno) non dispone di una sua stabile polizia né esiste un "governo mondiale" partecipato da tutti i Paesi che possa esprimerla. Ne consegue che la formula bugiarda "gendarmeria internazionale" serve  a dare dignità agli interventi armati che alcune potenze dell'impero (o dell'imperialismo) compiono, hanno compiuto o compiranno là dove i loro sporchi interessi politico-economici le richiamano a colpire "i cattivi" (Bad People, diceva Bush junior). Come in Siria.

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