giovedì 3 ottobre 2013

Kippur, chi pur sapendo finge

Quaranta anni sono passati dalla guerra detta "del Kippur", quasi vinta da Israele, ci ricorda nella pagina dell'ANSA di oggi pomeriggio un certo Bequis, cui rimandiamo i lettori interessati a rinfrescarsi la memoria. Senza farsi imbrogliare - ah, questo no!
Oggi su Repubblica, sarà un caso, sarà la ricorrenza, si legge un'intervista al romanziere israeliano Grossman (con una enne sola) fatta da parte di un corrispondente che spesso ha attirato la nostra attenzione con le sue cronache a capo coperto - Scuto, si chiama costui. 
Grossman, di cui qualche anno fa abbiamo letto un romanzo epistolare dal titolo speranzosamente kafkiano - non parla di letteratura o dei problemi della narrativa, ma di politica internazionale, nel dettaglio della nuova fase impressa dal governo iraniano ai suoi rapporti con gli Usa. Nonostante che sia, certo, una persona ingegnosa e acuta, Grossman dice sull'Iran, in rapporto ad Israele ed agli Usa, delle stupidaggini. Banalità e scemenze. Perché non conosce l'argomento, oppure perché ha interessi partigiani che gli annebbiano la mente, o per entrambi i motivi. Optiamo per la seconda ipotesi. Parlare della pericolosità dell'Iran e dei suoi "progetti" militari atomici quando si è cittadini informati di un Paese, Israele, che ha un arsenale atomico grande e segreto e che non dista che poco dall'Iran, è da ipocriti. Tutto qui. Ipocriti.
Del resto il protagonista del romanzo di cui sopra, non scrive forse alla sua bella, a un certo momento, di un anniversario israeliano "dell'indipendenza"?Forse in questione è l'indipendenza dai fatti veri.

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