lunedì 20 ottobre 2014

La sentenza che ha assolto Berlusconi, dopo che per le stesse imputazioni (rapporti sessuali a pagamento con minorenne del presidente del consiglio e induzione d'un funzionario della questura a fare il comodo del presidente del consiglio) altri giudici in prima istanza lo avevano condannato a sette anni, dimostra che la amministrazione della giustizia italiana è esposta al vento che tira o non tira. A favore o contro, non importa. 
E' cieca, ma non nel senso giusto. 
Il testo della sentenza offre equilibrismi linguistici tipo che Berlusconi, pur sessualmente coinvolto a suon di bella ripetuta moneta con la cosiddetta Ruby, "poteva non sapere" che costei fosse minorenne; e che il funzionario piegatosi al volere del presidente del consiglio lo avrebbe fatto per soggezione e non per averne vantaggi. E quindi non sarebbe stato "concusso" dall'imputato. Magari i giudici si sono dimenticati di pensare che, se il funzionario avesse detto NO, il presidente del consiglio lo avrebbe fatto "promuovere" a Monculi, da Milano. Quanto al "poteva non sapere", tutto è possibile, non prendiamoci in giro. Ma la cosa in questione era altamente improbabile.

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