sabato 18 aprile 2015

Senza poter uscire dalla sala

Letto alla svelta il nuovo libro di Sergio Romano, In lode della guerra fredda (Longanesi), uscito in questi giorni. Sembra una sua "risposta", solo assai lunga, del genere di quelle che quasi ogni giorno leggiamo con qualche simpatia sul Corriere a questioni poste da lettori - in genere evoluti; stessa scioltezza e soprattutto indipendenza di giudizio. 
Romano ritiene che la famosa guerra "fredda", terminata con la fine dell'Urss, abbia avuto il merito di garantire un equilibrio planetario, certo fondato sul timore di una possibile guerra atomica che avrebbe trasformato gran parte di noi in repliche degli abitanti di Hiroshima e Nagasaki. 
Può darsi che noi siamo ingannati dalla differenza che Romano costituisce nella mala landa dei media più importanti del nostro Paese, tutti e tre (Corriere, Repubblica, Stampa) sull'attenti (dal basso) di fronte agli Usa, ai loro interessi ed alle loro fole. Gabole. Imbrogli. Può darsi che noi sopravvalutiamo, in base ad un contrasto di "colore", la presenza di questo anziano esperto di Storia recente (e non solo). Genere "in terra di ciechi beato chi ha un occhio solo". Può darsi. Ma da Romano impariamo molto, ogni giorno. 

I guai spaventosi ed apparentemente promettenti infinità malefica che oggi ci assillano deriverebbero, secondo Romano, dalla caduta dell'influenza della politica estera sull'agire dei governi che contano (Usa in testa), com'era al tempo della guerra fredda, e dalla crescita dell'influenza della politica interna guidata dall'opinione pubblica e dalle lobbies (industria delle armi in testa).
Il libro diventa quasi febbrile via via che si avvicina all'oggi, al film che stiamo guardando spaventati e senza poter uscire dalla sala.

Etichette: ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page