venerdì 21 aprile 2017

Brigare ebraico

Paolo Mieli sul Corriere del 21 aprile ha scritto che Rommel guidò "l'attacco nazista in Africa settentrionale": in quel vasto territorio ebbe luogo una serie di attacchi e contrattacchi tra i due schieramenti in guerra, quello degli amici dell'oro (inglesi e loro forze imperiali, con poi l'apporto degli americani) e quello degli amici della svastica (italiani e tedeschi); i tedeschi intervennero dopo che gli italiani (detentori coloniali della Libia da tre decenni) rischiavano di essere spazzati via dagli inglesi; tedeschi e italiani ebbero un momento di rivincita culminante con la presa di Tobruk, poi furono schiacciati dalle forze esorbitanti (Usa da ovest, Inglesi e loro forze imperiali da est); indimenticabile la lunga eroica battaglia di El Alamein (inverno '42-'43), vinta dagli inglesi e forze imperiali, persa dai tedeschi e dagli italiani (da leggere, su Alamein, la testimonianza di Paolo Caccia Dominioni).
L'accenno sbrigativo e fuorviante a Rommel di Mieli rientra nella sua estesa presentazione dei meriti bellici della "brigata ebraica", da qualche anno divenuta nota anche al grande pubblico in quanto i suoi rappresentanti diretti e indiretti (giacché il tempo passa per tutti), partecipando alle celebrazioni della liberazione (25 aprile - non manca chi gradirebbe anche la presenza dei rappresentanti diretti e indiretti della RSI) con le loro bandiere bianche e azzurre recanti la "stella di David", raccolgono calorose deprecazioni da parte di chi connette tale bandiera a quella di Israele, luogo dove la liberazione non vale da decenni - per i palestinesi. 

P.s. Mieli è ebreo, scriva quel che vuole dove e quando vuole, ma se scrive di cose ebraiche si dichiari. Altrimenti ci prendiamo per le natiche, o meglio: siamo danneggiati da una tipica confusione di interessi. Uno psicologo sociale per l'appunto ebreo, Henri Tajfel, studiò sperimentalmente (v. Gruppi umani e categorie sociali, tradotto e pubblicato in Italia da Il Mulino) il fenomeno del favoritismo per il proprio gruppo, suggerendo che è inevitabilmente umano favorire il gruppo cui si appartiene, anche quando tale gruppo è casuale e piuttosto inconsistente (come avveniva negli esperimenti, nei quali l'appartenenza a un gruppo dei soggetti sperimentali veniva anche sorteggiata); ragione per cui il favoritismo è da credere che si rinforzi quando il proprio gruppo ha la consistenza forte della minoranza ebraica.

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