lunedì 14 dicembre 2009

Barare in nome dell'equidistanza.

Ex Stampa, adesso passato al CDS, vicedirettore ai tempi di Mieli, ora non saprei, me ne fotto, formidabile finto moderato, in realtà estremista di centro - scava scava e si trova sempre a risbucare a destra, in nome dell'oggettività, dell'equilibrio - difensore delle cause in cui subodora l'ingiustizia, voi lo trovate a fianco dei deboli e degli oppressi: gente come Berlusconi, popoli come gl'israeliani.
Questo tizio, cui devono aver fatto vedere i sorci verdi da bambino, risentito frustrato com'è, giorni fa sul corrierone, anima e zampa liscia al padrone, ha rilasciato un pezzo contro chi non s'indigna per il "muro" che il governo egiziano sta realizzando, pare, anche sottoterra, al confine con la cosiddetta striscia di Gaza, contro il contrabbando di armi, si capisce: il governo egiziano sta dalla parte dell'imperialismo; e contro chi invece s'indigna contro l'altro muro che il governo israeliano ha, senza dubbio, fatto erigere per proteggersi contro infiltrazioni nei "suoi" territori da parte dei palestinesi.
Poi leggi il giornale, lo stesso numero del CDS, e vedi (uno) che la notizia è fresca, nuova, insomma: chi lo sapeva di questo muro egiziano? E vedi (due) che non è neppure sicura.
Senza contare che, mentre il governo egiziano ha il diritto di erigere tutti i muri, antipatici o meno, sui suoi confini, il governo israeliano non ha nessun diritto di trasformare in muro confini territoriali che sono assolutamente abusivi e che reggono soltanto grazie alla protezione in soldi e in armi del governo Usa.
Questo si chiama barare.


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