sabato 21 aprile 2012

Pare che in un liceo di Roma, dove un ex partigiano teneva una conferenza, alcuni studenti neofascisti abbiano aperto, dopo che l'ex partigiano aveva rifiutato certe loro domande, uno striscione con su scritto "Papà Castoro raccontaci una storia". Al di là dell'antipatia che può suscitarci la pretesa (in definitiva una scemenza) di veder "controbilanciato" un ex partigiano da, che ne so, un ex combattente della Repubblica Sociale Italiana, come se si trattasse di un incontro tra pari "aventi diritto", mentre invece nessuno dei due sarebbe poi in grado di svolgere il suo compito; al di là del fatto che, sì, un ex combattente della RSI, potrebbe portare la sua testimonianza, da solo, come da solo era l'altro ieri l'ex partigiano in quel liceo di Roma, resta che certe narrazioni vertenti sulla guerra civile 1943-1945 in Italia, momento infernale ma di grande, grandissimo valore storico, politico e umano, sono diventate le "storie di Papà Castoro".
Consiglierei a tutti di leggere o rileggere i testi narrativi di Beppe Fenoglio. Anche l'ex repubblichino Carlo Mazzantini è una lettura interessante.

Non bisogna dimenticare, del resto, che i testimoni diretti della guerra civile tra non molti anni, ebbene sì, saranno defunti, allora sarà necessario far ricorso a persone in possesso di conoscenze dei fatti e delle interpretazioni dei fatti, e non sarà un male, perché l'enfasi sull'autorità dei testimoni "diretti" è una delle tante stupidaggini che in questi decenni  hanno tentato di farci inghiottire. Nulla di più labile delle testimonianze! Si tratta di confrontarle tra loro, di confrontarle con dati concreti e così via, altrimenti tutto è possibile: tanto vale, come ci siamo permessi di consigliare, leggersi della narrativa, che non ha pretese di "verità".

Tornando alle "storie di Papà Castoro", da un paio di decenni il metodo degli imperialisti angloamericani di "liberazione" dei popoli oppressi da "dittature" (Iraq, Afghanistan, Libia) ha attirato la nostra attenzione, fino al momento felice in cui abbiamo capito che in Giappone, in Germania ed in Italia, al termine della seconda guerra mondiale, gli imperialisti angloamericani agirono esattamente come hanno agito nei tre paesi (Iraq, Afhanistan, Libia) negli ultimi due decenni. Il Giappone, la Germania e l'Italia sono stati massacrati in modo terroristico dalle bombe degli  imperialisti, centinaia di migliaia di persone sono state fatte fuori, fino a quando questi tre Paesi non hanno avuto più niente da opporre allo strapotere dei cosiddetti Alleati. Dalla brace del fascismo i nostri tre Paesi sono saliti nella padella della cosiddetta democrazia, dalla dittatura dei vari Mussolini ed Hitler sono passati alla dittatura del Dollaro.
Quindi celebrare la Liberazione (25 Aprile) significa celebrare qualcosa che è avvenuto parzialmente: i fascisti furono sconfitti, ma al loro posto presero il potere i padroni e i loro rappresentanti politici. La Resistenza armata al fascismo fu liquidata velocemente, e i partigiani che avevano avuto come obbiettivo il socialismo furono costretti a rinunciare. La Liberazione celebrata oggi non è quella rossa, è un'altra, storicamente degna di rispetto, ma finisce qui.

Quanto al dettaglio, si fa per dire, della firma dell' armistizio - con gli angloamericani pronti a sbarcare in Italia - da parte del governo Badoglio (8 settembre 1943, dopo che il 25 luglio Mussolini era stato messo da parte): mentre l'ex alleato tedesco era schierato in Italia, armato fino ai denti! - si trattò di un atto di micidiale demenza, che "Papà Castoro" racconta ora agli ignari come invasione tedesca dell'Italia. Non dico che ci fosse molta scelta, dico che l'inferno è stato innescato dall'armistizio. Forse i nostri governanti credevano che i tedeschi avrebbero mollato.
I tedeschi ci hanno massacrato, sì, ma non invaso, infatti erano "nostri" alleati. Perciò i fascisti parlano di tradimento, e del tutto torto non si può darglielo. Chiamalo, se vuoi, ribaltone.

P.S. Non pochi negano alle lotte combattute in Italia alla fine della seconda guerra mondiale il carattere di guerra civile, in quanto il termine ("civile", che rimanda al concetto di cittadino) concederebbe uno statuto di parità ai contendenti, che secondo i negatori, non erano invece sullo stesso piano. Ciò è una sciocchezza, infatti una guerra civile ha come oggetto proprio diritti e doveri rivendicati da due o più parti. Del resto potremmo usare un'altra definizione, lasciamo stare il latino Bellum intestinum, che ai nesci farebbe pensare ad altro: guerra tra nemici interni. Ottima rappresentazione se ne ebbe in un film dei fratelli Taviani, "La notte di San Lorenzo".

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