venerdì 30 novembre 2012

Prima dell'incontro di calcio tra Juve e Napoli un certo intervistatore della Rai di Torino, tempo fa,  ha detto, prima di mettere il microfono davanti alla bocca di un sostenitore della Juve, qualcosa di offensivo sui tifosi napoletani che, a quanto pare, potrebbe costargli il posto di lavoro, leggiamo su Repubblica.
Costui ha peccato di volgarità, banalità e conformismo: potrebbe essere trasferito magari alla sede di Napoli della Rai, ma non dovrebbere perdere il posto di lavoro.
Cogliamo da quanto precede l'occasione per toccare la questione delle responsabilità penali dei giornalisti, divenuta famosa a causa del rischio che il direttore di un giornale italiano correva, di andare in prigione a causa di un articolo diffamatorio pubblicato sul suo giornale*.
Un conto è diffamare un'entità alquanto nebulosa come "i tifosi napoletani", diverso è diffamare una singola persona con preciso nome e cognome. Non si vede perché i giornalisti dovrebbero avere il salvacondotto della diffamazione in nome della cosiddetta libertà d'espressione e di stampa.
Un'opinione volgare, banale, conformistica come quella dell'intervistatore Rai rientra nella libertà
d'espressione, o di cazzata, se vogliamo; la diffamazione mirata, no.

*E' stato messo agli arresti domiciliari a casa della fidanzata, potrà telefonare, ricevere parenti, uscire due ore al giorno. Praticamente è la Caienna.

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