lunedì 7 gennaio 2013

La predicazione "antirazzista", slegata da parametri seri (chi ha il potere, chi i soldi?), scade nel comico dei giorni scorsi, quando i principali giornali italiani hanno riempito pagine sulla reazione di un milionario "nero" del Milan ai rumoreggiamenti di un gruppo di tifosi avversari durante un'amicheviole con la Pro patria, squadra di Busto Arsizio (Va). Non siamo in Alabama negli anni sessanta.
Quelle paginate, puntualmente da noi non lette, sono servite a distrarre i lettori dalle cose importanti (v.sopra), la copertura dello pseudoevento è servita nei tg allo stesso scopo, se non a occupare un po' di tempo del tira a campare di questa professione ripugnante che è il giornalismo asservito.

Puzza come un pesce morto da una settimana, questa grande sensibilità "antirazzista", dato che è espressa in un mondo infame come quello in cui viviamo, sempre più infame, e che non siamo in Alabama. Ci dev'essere una ragione più profonda. Naturalmente noi la sappiamo.
Comunque, mentre siamo in attesa che i nascosti dietro la maschera "antirazzista" abbiano il coraggio di mostrare la loro faccia, l'unica di cui gl'importa davvero, noi non ci uniamo al coro stonato del "no al razzismo", noi diciamo "no al capitalismo", perché è dalla radice che si strappano le erbacce, quando si vuol fare sul serio.

Etichette: , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page