venerdì 21 dicembre 2012

Graziato dal presidente Napolitano il giornalista condannato alla terribile pena (per diffamazione ai danni di un magistrato) degli arresti domiciliari, 14 mesi a casa della "fidanzata" (due ore al giorno di libera uscita e possibilità di ricevere parenti): praticamente Papillon all'Isola del Diavolo (v. Steve McQueen nel celebre film con Dustin Hoffman). Potrà tornare, questo giornalista, a dirigere di persona il suo celebre quotidiano in cambio del pagamento di una penale di 15 mila euro, poco più di mille euro per ogni mese di arresto da scontare. Il presidente Napolitano evidenzia, con questo provvedimento, qualcosa che gli zelatori della magistratura forse non vedono: che chi ha i soldi (chi appartiene alle classi provviste di denaro) è molto difficile che finisca, non si dice in galera, ma neppure agli arresti domiciliari. Chi ha i soldi non solo può ingaggiare gli avvocati più "bravi" e costosi allo scopo di imbrogliare le carte processuali nell'attesa delle prescrizioni piazzate da Berlusconi a mo' di salvagente personale (e di classe); può anche comprarsi la libertà, se condannato. Almeno fosse stata, la penale, di 150 mila euro! La giustizia è bendata, dicono, ciò che significa che è uguale per tutti, ma non è così. Nelle prigioni, che noi in genere non apprezziamo e che, tra l'altro, in Italia sono invivibili, ma che dovrebbero essere "aperte" a tutti, finiscono quasi sempre soltanto coloro che appartengono alle classi sociali più sprovviste di denaro.

A proposito di giustizia: i due famosi sparatori italiani di marina trattenuti in India in un residence (v.sopra) con l'accusa di aver ucciso (in "acque internazionali" secondo l'Italia, in "acque indiane" secondo i giudici indiani) due pescatori del Kerala scambiati per "pirati" (indiscutibilmente defunti), mandati dalle autorità indiane (non si sa se ingenue o ipocrite)  in "licenza" in Italia per il santo Natale, leggiamo stamani, potrebbero essere candidati alle prossime elezioni da un certo avvocato fascistoide, recente fondatore di un cosiddetto partito, "Fratelli d'Italia", ciò che, a quanto pare, scioglierebbe i due sparatori di marina dall'obbligo "giurato" (dall'ambasciatore italiano in India) di far ritorno nel loro terribile residence. I due, affittati dallo Stato, anche questo è bene che si sappia, a compagnie private di navigazione, certo non sono facoltosi maneggioni come coloro cui si accennava qui sopra, sono invece divenuti due "icone" da usare nella campagna elettorale dalla destra nazionalista, imperialista e razzista. Il concetto vigoroso di "figura di merda" nazionale italiana, se le cose andranno così, incombe, è ovvio.

Dice una vocina: anche da sinistra si è, nel passato, fatto uso di quest'ultimo strumento pseudo politico: candidare qualcuno al parlamento per salvarlo dalla prigione ed insieme per raccattare voti dai tifosi di quel qualcuno.

Ogni parte ha le sue "icone" da spendere.

Come se ne esce?, domanda la vocina: non se ne esce, rispondiamo, scusandoci della lunghezza e della farraginosità. Non se ne esce.

Di galera sì, però.

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