mercoledì 27 giugno 2012

Tzvetan Todorov, scrittore bulgaro fiorito in lingua francese, a noi ben noto soltanto per una sua opera giovanile d'introduzione alla letteratura fantastica (che abbiamo avuto cara una trentina di anni or sono), in seguito ha conseguito notevoli risultati in termini di fama lavorando a temi meno particolari, diremmo meno "accademici". Ieri su Repubblica abbiamo letto, con qualche iniziale riluttanza, ed alla seconda scorsa del giornale, un suo articolo che consigliamo, perché in esso Todorov (1939) prende posizione contro le guerre di cui le cosiddette democrazie "occidentali" si compiacciono con eccessiva facilità. Spargendo morte e distruzione e senza conseguire alcun risultato positivo, ammesso e non concesso che qualche risultato positivo le cosiddette democrazie "occidentali", quando partono armate fino ai denti per colpire Paesi e governi a loro invisi, se lo pongano.
Todorov afferma che in Libia, per citare l'esempio più recente, a fronte dei 300 morti causati dall'iniziante guerra civile, al termine delle operazioni favorite e sostenute dagli "occidentali", la cifra risultava moltiplicata per 100, il che dà 30.000  morti.
Per venire alla situazione in Siria, argomento che nel nostro ultimo "post" (sull'assassino xenofobico e nazionalista  norvegese in queste settimane sotto processo per aver lui ucciso svariate decine di persone inermi) curiosamente e contro la nostra intenzione è rimasto nascosto da una barra bianca - per venire alla Siria, Todorov pone la questione: gli oppositori del governo attuale di quel Paese sono manifestanti, come per esempio in Egitto, oppure sono gruppi armati?
C'è una bella differenza.

Concludiamo questa segnalazione facendo ricorso ad un modo di dire divertente: sembra che Todorov indichi, nelle cosiddette democrazie "occidentali", la tendenza a lasciare il mondo peggio di come l'hanno trovato.

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