venerdì 6 gennaio 2017

Omicidio colposo in Israele

Il 5 gennaio scorso sul Corriere si poteva leggere una pagina dedicata ad un processo intentato contro un giovane soldato ebreo, in Israele. Costui a suo tempo sparò apposta su un palestinese che aveva assalito intifadicamente a coltellate non ricordiamo chi ed era stato atterrato, ciò che lo rendeva all'incirca inerme. E lo uccise. Il soldato è stato condannato per omicidio colposo (per intendersi con un esempio: se sbagliamo una curva e sbandiamo su un marciapiede ferendo a morte un passante, ecco, questo è omicidio colposo). A quanto pare il condannato, col tempo, sarà graziato. Una foto, in effetti ben riuscita, mostrava a destra in alto della pagina, una quantità di tifosi del soldato e lui medesimo al centro, abbracciato con ogni probabilità da donne a lui legate da parentela o da altre relazioni. A quanto scrive Davide Frattini, corrispondente da Israele, il Paese ha molto partecipato alle fasi del processo, tra favorevoli all'uccisione avvenuta e contrari. 
Abbiamo la certezza che il soldato se la caverà presto, per quanto la qualità della condanna sia già per lui un ricco dono. Non ci riscalda affatto, del resto, il misero focherello  in Israele tenuto acceso da chi è ostile alle peggiori carognate commesse dallo Stato contro i palestinesi, né il dibattito democraticamente aperto tra i pro e i contro, tra "destra" e "sinistra". E' quest'ultimo, crediamo, che ha avuto intenzione di esporre all'attenzione dei lettori la pagina del Corriere. In effetti spesso abbiamo notato che la democraticità d'Israele viene usata su alcuni dei nostri media come argomento rinforzante la legittimità dell'esistenza di quel Paese. E la sua legittimazione a fare quello che vuole.

(22 febbraio: l'assassino è stato condannato a un anno e mezzo per omicidio colposo, e sarà graziato. Ridacchiava, in tribunale, ieri.)

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