giovedì 8 novembre 2007

Euro, orsi, cavalli e dollari.

Dar la colpa della folle ascesa dei prezzi (ieri sera ho visto in vetrina presso un panettiere-pasticcere di semiperiferia marronglassé a 1,20 euro l'uno - non è importante, lo so, ma è divertente) all'euro è come dar la colpa alla lingua inglese nel caso di una traduzione di "horse" con "orso", e non con "cavallo". S'è tradotto un euro non con le 1936,27 lire, ai tempi, ma con meno, qualcuno dice la metà.
Un euro vale un dollaro e quarantacinque quando lo guadagni. Il dollaro ha perso da qualche anno quasi la metà del suo valore, forse ciò nascostamente rappresenta la perdita della nostra capacità di spesa.
Noi siamo il dollaro, amici, c'è poco da stare allegri.

Etichette:

Materie prime, seconde e terze.

L'aumento tendenziale dei prezzi in genere, che chiunque abbia una certa età vede con chiarezza e prospettiva, dipende dall'aumento dei prezzi di alcune materie prime essenziali, come il petrolio. Adesso si considera che grandi paesi come Cina e India abbiano molto più bisogno di petrolio rispetto a, poniamo, dieci anni orsono, e che l'accresciuta richiesta ("domanda") determini l'aumento del prezzo del petrolio, prossimo a cento dollari per "barile" (a proposito: quant'è un barile in chili o litri? Circa 150). Ma il prezzo del petrolio e dei prezzi connessi aumenta da decenni, quindi la spiegazione "cinese" e "indiana" regge fino a un certo punto. Il prezzo del petrolio aumenta per motivi affaristici, in realtà, e politici. Le grandi società del petrolio s'arricchiscono e i paesi produttori (giustamente) usano il petrolio come arma, guerre causate dal petrolio sono all'ordine del giorno, e lo saranno, come quelle per un'altra materia prima decisiva: l'acqua.

I prezzi aumentano perché si vuole che aumentino, da parte di chi ha il potere di "fare i prezzi" e/o specula, e per trasformare in merce da vendere e comprare ogni materia prima seconda o terza, inclusa la vita. Le cosiddette leggi del mercato sono assurde, a meno che non si accetti la dittatura del mercato cosiddetto libero. Non si potrebbe pensare che se cresce la "domanda" di una merce questa debba costare meno e non di più, e viceversa? Che se una merce viene venduta molto possa esserlo con lo "sconto"? Che se scarseggia dev'essere risparmiata e non invece trasformata in oro?

Petrolio significa "olio di pietra", non "oro" di pietra.

Etichette: