mercoledì 30 novembre 2011

Sul quotidiano imperialista di sinistra La Repubblica (ieri 30 xi) si poteva leggere il compitino di Zucconi in merito alla festa che a Teheran è stata felicemente organizzata attorno e dentro l'ambasciata britannica da giovani non simpatici agli amici degli angloamericani e di Israele. Anzi: non si riusciva a leggerlo, tanto era faziosa, infame, grondante servilismo.

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giovedì 24 novembre 2011

Leggo sul quotidiano imperialista di sinistra La repubblica, ieri, che la Russia "sfida" gli Usa, vediamo: gli Usa, compratisi i Paesi dell'est Europa, stanno impiantando basi missilistiche praticamente sul confine della Russia, con la scusa di contrastare il ferocissimo Iran, e la Russia non gradisce, com'è ovvio. Il che si traduce, leggo, in una controinstallazione di basi missilistiche russe. E questa sarebbe la "sfida".

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lunedì 21 novembre 2011

La sconfitta dei "socialisti" in Spagna dipende dalle virgolette cui siamo costretti in questo come in altri casi: giunto al governo in un momento prospero, il celebrato Zapatero si è mosso a proposito di faccenduole inerenti i cosiddetti diritti, il costume, la modernizzazione della Spagna: viene in mente il regista Almodòvar e i suoi film del cavolo su problemi e temi del cavolo. Ecco, Zappaterra è un Almòdovar della politica, tutto qui. Passata la prosperità, l'imbroglio, scoppiata la "bolla", si è visto che Zappaterra non era capace di affrontare i problemi seri, inerenti il lavoro, la casa, insomma la vita materiale. Molti si sono "indignati", cioè si sono svegliati ed hanno capito che i "diritti" non li mangi, al massimo ci puoi guarnire il piatto, però se il piatto è vuoto, mah!
Molti hanno rifiutato di votare, e li capiamo bene. Molti hanno votato per il partito reazionario, ed anche questo è un "merito" di Zappaterra.

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giovedì 17 novembre 2011

La creazione di un governo extraparlamentare, composto in maggioranza da professori universitari (ahi!) e presieduto dal freschissimo "senatore a vita" Prof. Mario Monti, evidenzia la spaventosa incapacità dei partiti politici italiani, da anni ridotti a cartelli elettorali privi di contatti con le cose serie, di far fronte all'attacco della speculazione internazionale.
Fa pensare inoltre che l'opposizione al governo della Biscia (PD, IDV, UDC eccetera), pur di far dispetto a Berlusconi, abbia agito come quel signore che, per far rabbia alla consorte, si tagliò i testicoli.
"Per il bene dell'Italia": sì, come no?
Quanto al Berlusconi medesimo, che speriamo di non vedere più e che siamo felici di vedere, invece, detronizzato, è stato fatto fuori a cura dei suoi amici capitalisti, che lo stavano da molto tempo considerando come un problema, a causa della sua impresentabilità.
Anche lui si è tolto (prima di essere sfiduciato alla Camera e di vedersi il "partito" squagliarsi ovunque) "per il bene dell'Italia".

Come dire? Vedremo. O non vedremo.

domenica 13 novembre 2011

La prospettiva di non essere governati da gente come Frattini, La Russa, Maroni, Gelmini, Tremonti, Brunetta, Calderoli eccetera, di vedere meno numerose volte le loro facce in tv, di sapere che il capo del governo non è più Berlusconi, ebbene: ci rallegra quasi più di una sconfitta della Juventus. Certo, la nostra squadra non sta vincendo, non vincerà, ma è necessario saper godere anche perdendo. Piuttosto, bisognerà fare attenzione ai tifosi della Biscia, spontanei o prezzolati, alle loro provocazioni.

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sabato 12 novembre 2011

Su La Stampa di oggi (12 xi 2011) M.Molinari, il nostro corrispondente preferito (specie quando parla di Medio Oriente: da New York su fonti Usa) si produce in un testo gustoso su diversa materia: gli Usa, rilassati dal disimpegno in Iraq e in Afghanistan (dove hanno impiantato la democrazia, la pace e il benessere) si dedicheranno, lo dicono Hillary e Barak, ora al Pacifico ed attenzioneranno la Cina in direzione dell'apprendimento, da parte di questo Paese, delle regole "di convivenza internazionale".
Come Buster Keaton, il Molinari ha imparato a non ridere, quando riversa sulla sua tastiera le veline imperialiste o sioniste. La "convivenza internazionale" degli Usa si chiama guerra ovunque, a volontà delle società petrolifere e dei fabbricanti di armi.
La Repubblica Popolare Cinese saprà far fronte all' "attenzione" americana secondo il suo stile e i suoi tempi, nel segno del Mite, del Penetrante, del Vento.

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venerdì 11 novembre 2011

In questi giorni ho sfogliato il quotidiano liberale romano fondato da Scalfari ( lasciato in mano ad Ezio Mauro, il quale ne ha fatto la cosa che è) .
Ieri, per dire, in alto sopra il marchio di fabbrica si leggevano due quadratini, uno su "Hitler e Stalin", l'altro su "due pinguini gay". C'est tout.
Ma volevo scrivere due parole sulle vociferazioni sbavanti intorno alla "armata" di "cento bombardieri" che Israele (di cui il quotidiano romano è un reggicoda di sinistra) starebbe pensando di usare contro l'Iran, "colpevole" di volersi dotare dell'atomica. A parte le valutazioni di Caracciolo, il quale ritiene che tutto sia chiara d'uovo montata, qui noi dobbiamo ripeterci, certi di non annoiare i nostri pochi e distratti lettori:
l'Iran ha diritto alle sue bombe atomiche del cavolo, perché le bombe atomiche del cavolo le hanno in tanti, anche molto vicini all'Iran. C'est tout.
A parte che, come le "armi di distruzione di massa" iraqene di anni fa, probabilmente non esistono bombe atomiche iraniane, sia l'Iraq che l'Iran hanno (avevano)diritto ad armarsi come vogliono, visto che eccetera eccetera.

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Il debito pubblico (quello italiano ammonta a millenovecento miliardi di euro), è, come ricordo didatticamente a me stesso, l'ammontare del denaro che lo Stato si fa prestare (si è fatto prestare) da coloro (banche o privati) che dispongono di "risparmi" o meglio di capitali: allo scopo di far fronte alle spese (buone o cattive, giuste o sbagliate) che devono essere sostenute dallo Stato stesso. Questi prestiti, che hanno luogo non per spirito di solidarietà sociale, ma perché rendono ai prestatori, oggi, da circa il 2% (in Germania) fino al 7% (in Italia), sono investimenti o almeno operazioni tendenti a conservare il capitale di chi teme che esso sia diminuito dall'inflazione. Lo Stato in definitiva, meno è capace di far fronte alle sue spese per mezzo della leva fiscale (tasse), e più si fa prestare soldi da banche e privati. Intere fette di cittadinanza italiana, nei decenni, invece di pagare le tasse hanno prestato i soldi allo Stato, guadagnandoci sopra.
Un grosso debito pubblico segnala non tanto uno Stato sprecone, quanto uno Stato debole con i ricchi, quindi ingiusto. Da questo punto di vista l'Italia è uno dei Paesi più ingiusti del pianeta, gli Usa stanno in testa a tale classifica.

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giovedì 10 novembre 2011

Monti,
abiti belli,
abiti pronti.

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lunedì 7 novembre 2011

Venerdì sera mi pare il tg3 ha messo in onda un video privato con colonna sonora inclusa: a Genova una donna piazzata al balcone urlava dall'alto verso i disgraziati sottoaffoganti e continuava ad esclamare la sua disperazione stupefatta da ciò che lei vedeva, non senza sconfinare nell'osceno: chi se ne frega se i motorini e le auto scorrono via nella corrente? Peccato che non l'abbiano spinta di sotto, la radiocronista del balcone. Dobbiamo questa porcheria istericovoyeristica ai magnifici mezzi tecno che permettono al privato più penoso e greve di diventare pubblico spettacolo.

Con vantaggio di tutti.

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sabato 5 novembre 2011

Che larghe zone di una città come Genova, tra le più importanti del Mediterraneo, non un buco di provincia, siano strapazzate a morte (e distruzione) da una notte di pioggia scaricata su un paio di fiumiciattoli imprigionati, prova che gli errori (per ignoranza, per cialtroneria, per interesse) sono la regola che presiede la nostra vita associata, urbana. La sindachessa farebbe bene a non dire che l'evento era assolutamente imprevedibile: non c'è un solo autunno che non veda una parte della Liguria andare sott'acqua (non del mare).

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Quando il cosiddetto premier dichiara, contro il parere di tutti, che in Italia le cose vanno bene, che "i ristoranti sono pieni" e così via, dice, secondo i suoi modi da uomo qualunque capitato per uno scherzo della Storia tra i cosiddetti "Grandi", che la ricchezza privata in Italia è notevole, ed ha ragione. Il suo elettorato, fatto di evasori fiscali e/o esportatori di soldi all'estero ("paradisi fiscali") è ricco. La ricchezza privata è enorme, mentre la ricchezza pubblica è misera, infatti il debito pubblico italiano corrisponde a 1900 (millenovecento) miliardi di euro. Del resto il debito pubblico è enorme in tutti i paesi capitalistici, a cominciare dagli Usa. E i ricchi lo sono sempre di più: come il cosiddetto premier.

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mercoledì 2 novembre 2011

La pressione folle espressa dall'andamento a sali scendi (più scendi che sali) delle "borse" dovrebbe, secondo l'opposizione al governo della Biscia, indurre tale coacervo postdilettantesco alle dimissioni. Certo ci piacerebbe che la Biscia s'infilasse in qualche fessura ignota e sparisse, ma l'opposizione sbaglia: la pressione delle "borse" riguarda tutta quanta l'economia, non soltanto quella italiana. E le "borse" non sono espressione degli elettori. E allora: speriamo che la Biscia se ne vada, ma il guaio del capitalismo mondiale resta da affrontare.
A proposito di pressioni, ci par di capire che l'intenzione in Grecia di sottoporre a referendum (l'anno prossimo) le misure decise contro la crisi (altamente improntate all'ingiustizia sociale) sia considerata scandalosa in sede UE.
Ma non eravamo in democrazia?

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Il voto favorevole all'Autorità Nazionale Palestinese, in sede Unicef, ci fa sorridere di moderata soddisfazione, ma la reazione Usa a tale voto (ritiro finanziamenti) e di Israele (sarebbe, il voto, "una tragedia") è pura libidine.

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