sabato 30 aprile 2011

In una città meridionale della Siria (di cui non ricordiamo il nome) il governo del Paese sta usando contro le masse in rivolta (quale che sia tale rivolta) maniere brutali: si parla di morti "a centinaia". Sarà vero?

Appare evidente, però, che il valore della vita umana, in quel Paese, non è paragonabile con il valore che ad essa si attribuisce in Europa, almeno oggi.

In Europa si contano con precisione i morti europei, mentre si contano "a spanne" i morti extraeuropei, come abbiamo scritto spesso qui.

Gli europei, nel senso dei loro media, hanno un certo gusto di grossolanità che necessita uno sfogo: ottime sono le occasioni che tumulti o sciagure lontane offrono.

I media sono degli imbonitori da fiera, mentono a scopo promozionale della merce (anche politica) che vogliono vendere.

Qualcuno intanto domanda perché l'Onu non promuove un "intervento" in Siria, come lo ha promosso in Libia.

Noi chiediamo invece: perché l'Onu non si è mossa per la Libia come sta muovendosi per la Siria, cioè stando criticamente a guardare?

Possibilmente cercando di capire che cosa accade.

Noi non lo sappiamo. Invece riflettiamo sul valore della vita umana, da queste parti ipocritamente esagerato.

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venerdì 22 aprile 2011

Ha avuto successo, nelle pagine del Manifesto, l'idea golpista tra virgolette espressa una decina di giorni or sono da Asor Rosa contro la Biscia, di cui anche qui si è detto la nostra. Ieri Rossana Rossanda. Articolo "di fondo". Prima di lei altri, noti e ignoti, stampati in grande oppure confinati nella rubrica delle lettere.

L'impressione è di soffocamento: la Biscia e il suo capo sequestrano di fatto l'energia politica degli oppositori chiudendola nel loro chiuso (effettivamente orribile). La proposta golpista tra virgolette di Asor Rosa ne è un segno.

Senza contare che chi si richiama agli ideali comunisti (come il Manifesto, almeno nominalmente) non dovrebbe mescolarsi agli oppositori cosiddetti liberal democratici (rappresentati dal PD, dal quotidiano Repubblica e così via).
I comunisti non devono occuparsi dell'Energumeno, ma delle contraddizioni socioeconomiche della società allo scopo di trarne energia organizzativa da usare contro il capitalismo, per il socialismo.

Con l'Energumeno (oggi il cosiddetto premier, ieri Craxi, l'altro ieri Andreotti, giù giù fino a Benito Mussolini) perdano pure il loro tempo, "democraticamente", i vari Bersani, Di Pietro, Scalfari e così via.

Per i comunisti il problema non è "come venir fuori dall'Era della Biscia", ma è: come sconfiggere il capitalismo che distrugge e schiavizza. O non sono comunisti: come i vecchi e giovani redattori e collaboratori del Manifesto.

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sabato 16 aprile 2011

durante una qualsiasi guerra, tipicamente, muoiono ammazzate una enorme quantità di persone, in o senza divisa militare, donne, uomini, vecchi giovani e bambini, non solo, spesso accade che si spari "sulla croce rossa" o che a lasciarci la pelle siano reporter, fotografi e così via, non solo, accade anche che una delle parti in guerra faccia prigionieri nemici, li torturi e (oppure) li uccida. Dei "nostri" morti si parla molto, nome cognome foto testimonianze, dei morti altrui non si parla, non si contano. Eppure sono esattamente dei morti come i "nostri". I "nostri" di "Minima, catalogo dei rovesci umani" sono sempre i non contati, gli anonimi, gli sconosciuti. Da vivi e da morti. P.S. Nella Striscia di Gaza è in corso una guerra, anche se "a bassa intensità".

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venerdì 15 aprile 2011

Alberto Asor Rosa, italianista di vaglia, fine osservatore della politica, per di più impegnato in "battaglie" di difesa dalla villettizzazione del territorio, l'altro giorno sul Manifesto ha lanciato l'idea di richiamare l'attenzione operativa di carabinieri polizia e magistratura sul degrado della scena politica italiana, caratterizzata tra l'altro dal fatto che i parlamentari della maggioranza voterebbero a favore anche dell'asserzione secondo cui gli asini volano, se il cosiddetto premier glielo ordinasse. A molti dei lettori di AAR è venuto in mente che il professore pensasse, con la sua idea, ad una sorta di "golpe democratico" da richiedere, dalle decine di milioni di italiani che soffrono da anni 17 (con poche pause) le pene dell'inferno, alle suddette istituzioni dello Stato, così come, quando si è in pericolo, si chiamano i carabinieri o la polizia, o i pompieri, o il 118. O la guardia di finanza, come ha rilanciato ieri AAR sul Manifesto, commentando le reazioni scandalizzate alla sua idea. Noi pensiamo che ogni governo, ogni statista, ogni sistema, sia preferibile alla porcheria italiana di questi 17 anni (con poche pause) , dunque non riteniamo che il "golpe democratico" di fatto proposto da AAR sia scandaloso, no: soltanto pensavamo che in AAR fosse rimasta qualche traccia, magari esangue, degli ideali comunisti, i quali ultimi non prevedono alleanze con carabinieri polizia e magistratura. Sì, il partito comunista manca, certo, lo sappiamo. Ma che i borghesi scontenti della Biscia se la cavino da soli!

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lunedì 11 aprile 2011

Il quotidiano La repubblica è specializzato nell'opposizione (molto pungente) al governo Berlusconi ed al cosiddetto premier, tutti lo sanno. Ieri pensavo: i lettori di Repubblica non si annoiano a trovare da anni pagine e pagine dedicate alla deprecazione delle malefatte del cosiddetto premier e della sua corte anche secondo modalità, come dire?, piuttosto pettegole, pruriginose, puttanoscopiche e così via? Io, che sfoglio questo quotidiano cercando qualche articolo interessante (e spesso non lo trovo), sono annoiato. I fedeli repubblichini non hanno secondo me bisogno di essere rafforzati nella loro fede, e gl'infedeli non leggono Repubblica, così come io non leggerei mai Il giornale o Libero. Pensavo ieri, dunque, che questo quotidiano (La repubblica) dovrebbe conquistarsi altri lettori nuovi cambiando disco. Dal momento che la battaglia in corso non è solo giornalistico-commerciale, ma anche politica, se La repubblica cambiasse disco e la smettesse di rompere i coglioni con le sue grida su quant'è cattivo Berlusconi (già lo sappiamo), quant'è bugiardo e così via, darebbe forza a se stessa come giornale ed anche all'opposizione. Già, sono un ingenuo: l'opposizione a Berlusconi non è opposizione allo stato presente di cose, né da parte di Repubblica né da parte del PD.

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sabato 9 aprile 2011

dalle ultime notizie pare che la reazione alle recenti rivolte in nord Africa (Egitto) e in Siria sia violenta e mortifera, mentre continua la guerra civile in Libia, mentre Israele risponde ai razzi degli assediati di Gaza con i suoi missili e bombardieri, mentre l'Europa (Francia, Inghilterra e Italia) insieme agli Usa bombarda alla cieca la Libia, mentre dalla Tunisia alcune migliaia di persone tentano di passare in Italia rischiando e spesso perdendo la vita. La febbre è alta. Gli oppressi per lo più parlano arabo, fin qui è chiaro. Ma anche tra gli oppressori taluni parlano arabo, vedi in Egitto, in Siria, in Libia. Dunque la faccenda nel suo insieme non è tanto interetnica, quanto riferibile ad altri parametri. Chi ci capisce qualcosa è bravo. Altra cosa chiara: siamo troppi, dappertutto.

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venerdì 8 aprile 2011

L'ultima morte collettiva (in ordine di tempo) avvenuta nel canale di Sicilia interroga tutti, noi che abitiamo in Europa e siamo abituati a contare i morti e feriti che ci riguardano da vicino con la massima precisione mentre non contiamo i morti e feriti che appartengono all'altro continente; e interroga i migranti, che contano sulla fortuna in modo indiscutibilmente eccessivo, o forse sono spinti da una forza migratoria che trascende il loro attaccamento alla vita, esponendoli a rischi pazzeschi. Ieri sul Manifesto una certa Anna Maria Rivera, commentando i fatti, ha usato, per indicare una delle cause dell'avventurismo cieco (queste com'è naturale sono parole nostre) di molti migranti, il concetto di "proibizionismo". Le leggi che regolano l'immigrazione in Eurpa di fatto la rendono quasi impossibile, quindi sono leggi "proibizionistiche". In effetti sappiamo che il proibizionismo in fatto di alcolici (Usa, novanta anni fa) e in fatto di altre sostanze "psicoattive", cioè le leggi che rendono quasi impossibile far uso di tali sostenze, genera (generano) disastri. La vita in Europa, nella metafora di Anna Maria Rivera, è la "sostanza psicoattiva" proibita e quindi assai desiderata, non importa che i rischi di morire per ottenerla siano alti, da migliaia di africani. Va bene, può darsi, allora è necessario "ridurre il danno", cambiare le leggi che regolano l'immigrazione, legalizzare i passaggi per mare rendendoli sicuri, e così via. Senza dimenticare però che i "drogati" devono essere considerati corresponsabili del "danno".

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lunedì 4 aprile 2011

E' necessario pensare, magari male, ma pensare: i migranti nordafricani sono paragonabili ai migranti italiani ( e non) che negli ultimi cento e più anni sono passati "nelle Americhe", o, più recentemente, in Germania, Belgio e così via: ma soltanto come suggestione tale paragone può stare in piedi. I migranti nordafricani fuggono (dalla miseria, pare, ma molti hanno il telefonino, o dalla guerra, i pochi libici, o dalla "legge") verso l'Europa, in modo direi disordinato, avventuristico più che avventuroso, in molti casi (quelli comportanti l'attraversamento del canale di Sicilia) irresponsabile; i migranti italiani di cui sopra (ma anche gli irlandesi nel diciannovesimo secolo verso il nord America, per esempio) lasciavano la loro terra per motivi di miseria nel senso della fame (e per il desiderio del nuovo, che naturalmente vale per tutti) ed erano "ordinati", masse ordinate alla partenza ed all'arrivo. Queste di oggi e di questi anni sono masse disordinate. Le altre erano subalterne, queste sono protagonistiche. Il protagonismo va benone, evviva, mi pare che qua e là però mostri un suo corrispettivo forse inevitabile, ma ai miei occhi insopportabile: l'arroganza. L'arroganza giovanile che mi pare di cogliere, a tratti, intorno a me (non solo quindi in ambito migranti) vive nella e della mentalità dell'avere diritto ad un "seno" sfamante e caldo senza se e senza ma, diritto questo che invece secondo me hanno solo i neonati.

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venerdì 1 aprile 2011

l'esibizione del cosiddetto premier a Lampedusa, incluso il suo annuncio di aver comprato una casa sul mare in loco, inclusa l'offesa da lui rivolta ad un giornalista in merito alla "faccia" di quest'ultimo, inclusa l'idea del premio Nobel per la pace all'isola, inclusa l'idea di aprirvi un cosiddetto casinò, tutto compreso, dall'inizio alla fine, suscita in chi come noi ha patito per decenni un senso d'inferiorità nei confronti dei suoi genitori vissuti durante il fascismo (1922-1943;1943-1945), un notevole sollievo: oggi è peggio che nel periodo fascista, in Italia.

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