martedì 29 marzo 2016

Fabbrica d'ingiustizia

Sul quotidiano Repubblica, che oggi 29 marzo il caso ci ha messo sotto gli occhi, fa bella mostra di sé un articolo di Moisés Naìm, tradotto dall'inglese ed intitolato ai "costi del terrore". Questo luminare contabilizza i morti causati in anni più o meno recenti da attentati terroristici messi in atto da musulmani, tuttavia non prende in considerazione un fatto, il numero cioè di morti causati da azioni militari dei vari Paesi, tra i quali il suo diletto Israele, che non solo da decenni ammazza palestinesi di ogni età, ma ha ridotto alla miseria disperata i coatti di Gaza, a proposito di "costi", e nel 2006 distrusse interi quartieri di Beirut, a proposito di costi. Il luminare non considera poi che di attentati i suoi confratelli ebrei in Palestina, prima di cambiarle il nome ed anzi cancellarla dalla carta geografica, ne hanno realizzati a pacchi, è storia, non cronaca. Ed ignora, il luminare, l'ipotesi che la causa - almeno indiretta - della "guerra" oggi in corso in mezzo mondo sia proprio Israele, la sua esistenza, la sua influenza in quanto fabbrica di ingiustizia, sale sparso sulle piaghe che dilaniano da secoli e secoli, sì, il mondo musulmano, dividendolo tra sunniti e sciiti.

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lunedì 28 marzo 2016

A rate, fratres

Nel corso della guerra europea 1915-1918 (cui parteciparono tuttavia anche le forze armate Usa) e nel corso della guerra mondiale 1939-1945 morirono milioni e milioni di persone, durante la seconda anche civili, come si sa. Inclusi i morti di stenti. I morti civili e militari che pure contiamo a fatica in questi anni di guerra mondiale tra virgolette, in confronto, sono assai pochi e, come dire, rateizzati. A rate, fratres.

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venerdì 25 marzo 2016

Non leccateci troppo

Il divulgatore di storia e giornalista Paolo Mieli, un ebreo che sconta la sua misera esistenza di perseguitato razziale come presidente della RCS (Rizzoli Corriere della sera), ieri, appunto sul Corriere, ha ragionato sulle somiglianze tra il passato lontano (la guerra cosiddetta dei trent'anni, che ebbe luogo nella prima metà del secolo 17°) o meno lontano (la 2° guerra mondiale, 1939-1945) ed il presente, caratterizzato secondo i più dalla "guerra" che Daesh effettua in Siria, Iraq, Libia in modo apertamente militare e però anche "terroristico", ciò che ci porta agli attentati di Parigi, mesi or sono, e di Bruxelles. Mieli ha cavallerescamente dichiarato le sue perplessità rispetto a coloro che paragonano Daesh al nazismo e la guerra a Daesh alla guerra che Usa, Gran Bretagna e impero britannico, Urss ed altri combatterono vittoriosamente contro la Germania nazionalsocialista ed i suoi alleti, tra i quali l'Italia fascista; inclinando lui invece per una somiglianza tra la cosiddetta guerra dei trent'anni e la "guerra" attuale. Forse perché anche questa durerà tanto tempo? Comunque sia, segnaliamo l'opzione mieliana come cavalleresca perché è evidente a chiunque che paragonare qualsiasi nemico attuale del cosiddetto occidente a Hitler non solo è una cretinata, ma è soprattutto il frutto della propaganda israeliana in particolare ed ebraica in genere. E' come se l'ebreo Mieli avesse ieri deriso gli zelatori, come se avesse detto loro: non esagerate! Non leccateci troppo il culo!

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martedì 22 marzo 2016

Si paga in morti

Nella vetrina dei tacchi a spillo la cui tenutaria è Lilli Gruber stasera erano ospiti l'espertologo Caracciolo e una femmina in effigie, da Bruxelles, luogo della strage di oggi. Assisteva nella vetrina Mieli, divulgatore di storia, giornalista eccetera, una mente che il mondo c'invidia. Costui serafico ha segnalato che l'andazzo degli attentati in Europa dovrebbe far sì che da queste parti ci si attrezzi a farci l'abitudine, ha detto, come accade in Israele. Bel colpo, da intenditore! E' proprio così, l'Europa è una grossa Israele che come la piccola è colpevole di ingiustizia ai danni degli arabi e dei musulmani tutti. Ingiustizia che si paga in morti.

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domenica 20 marzo 2016

Cubba

La fine dell'embargo che danneggia da decenni Cuba non è ancora avvenuta e dovrà essere votata là dove Obama non ha la maggioranza, ragione per cui la visita a Cuba del presidente Usa in uscita, che tanto fiato fa sprecare in giro, ha valore platonico. L'embargo vendicativo della superpotenza ha contribuito a strangolare il progetto socialista cubano. E' già un  miracolo che qualche straccio di socialismo sopravviva. Non ci facciano illusioni: entro dieci anni Cuba sarà di nuovo il parco divertimenti che era fino agli anni cinquanta del secolo scorso, puttane, casinò, pardon: libertà e mercato. 

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venerdì 18 marzo 2016

Sistema immunitario

La notizia della cattura del Feroce Saladino ieri impediva di seguire impunemente ogni tg, ragione per cui non abbiamo seguito alcun tg, impuniti ed immuni.

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giovedì 10 marzo 2016

Il presidente Usa ha criticato Francia e Gran Bretagna per la distruzione della Libia (2011), cui per altro parteciparono anche gli Usa. Ha inoltre rivendicato il non bombardamento Usa della Siria (2013). Il dinoccolato giovanotto, che tanti cuori fece palpitare ai suoi inizi e che ora si trova sulla porta in procinto di uscire di scena per entrare nel magico mondo delle conferenze pagate centinaia di migliaia di dollari l'una, si è dimenticato di dire qualche altra cosetta: per esempio che in Egitto il suo Paese ha favorito un colpo di Stato allo scopo di confermare i militari da sempre al potere, e che la causa prima dello stato di malattia inguaribile che tormenta l'intera zona è Israele.
Comunque: in seno all'Avversario si agitano serpenti. Bene.

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lunedì 7 marzo 2016

A colpi di falce

Quando la BCE suona la tromba del giudizio addosso a una banca, questa viene aggredita dalle vendite da parte degli azionisti e degli speculatori (che sono giocatori di un gioco micidiale ma non illegale), ragione per cui la BCE provoca la rovina azionaria delle banche che apparentemente vuole mettere in regola. Si prenda in considerazione l'ipotesi che la BCE non stia commettendo errori "di comunicazione", ma che stia lavorando a colpi di falce, costi quel che costi. In armonia con la UE.

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domenica 6 marzo 2016

Dove ci odiano

Si rifletta sui quattro nostri connazionali resi celebri loro malgrado in Libia, due alla memoria. Costoro erano (sono) tecnici specializzati, anche anzianotti tra l'altro, con ogni probabilità ben remunerati ed esposti a rischi tremendi in un Paese senza un governo - però ricchissimo di petrolio e gas. Costoro erano (sono) membri della cosiddetta aristocrazia operaia: facciamo notare che un notaio è difficile che sia ucciso in Libia, magari può essere rapito se va a fare il bischero nel deserto, tutto qui; che un borghese può essere rapito e ucciso se va, dove ci odiano, a fare la spia. Un proletario rischia la vita sempre, anche se lavora a un chilometro da casa, magari in fonderia, e per pochi soldi. Se ne vuole di più lo ficcano nel deserto a pompare olio di pietra, e crepa. 
Prima di tutto il governo italiano deve fare in modo che tutti i nostri connazionali facciano ritorno a casa; se poi alcuni intendono continuare a lavorare dove ci odiano, sappiano che cosa può attenderli. Può attenderli la morte, usata poi per far propaganda alla guerra "occidentale" in Libia.

N.B. A fare con gli europei d'ogni erba un fascio i musulmani hanno torto, naturalmente.

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martedì 1 marzo 2016

Imbroglioso

Si rifletta, udendo che il cosiddetto premier si compiace dell'aumento degli "occupati", sulla formula che fa da emblema alla legge che regola il lavoro, detta imbrogliosamente Job's Act: "assunzioni a tutele crescenti". Essa significa soltanto assenza iniziale di tutele dei lavoratori. 
Il lavoro è stato inserito da 14 anni in un processo di svalutazione che compensa l'impossibilità di svalutare la moneta; il lavoro è in stato di subalternità totale al comando dei padroni. Il resto sono chiacchiere.

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