martedì 29 marzo 2011

il presidente Napolitano ha letto (con pronuncia alquanto casereccia) un testo scritto in inglese di adesione alle pratiche dell'imperialismo, ieri a New York, sede Uno (detta da queste parti Onu). Sulle banalità sorvoliamo, invece atterriamo sull'obliterazione della lingua italiana da parte del presidente della repubblica italiana, vero atto di genuflessione ai Padroni.

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piuttosto interessante: è intervenuta in una trasmissione tv (della Biscia) come persona danneggiata dal terremoto de L'Aquila e dintorni, ed ha elogiato il cosiddetto premier per i risultati dell'impegno del governo nell'area del terremoto, ma era pagata (trecento euro, pare) per apparire, insomma recitava una parte a scopo di promozione del governo e della protezione civile bertolasiana. Tale scoop (scavo) ci permette di dar nuova forza alla nostra diffidenza per tutto quello che i media presentano come vero: tutto. L'unica certezza è invece che la vera autenticità appartiene alla promozione del sistema che ci domina, dunque: il primato di verità ed autenticità appartiene agli spot pubblicitari in quanto promuovono il sistema e lo stile di vita che il sistema vuole che adottiamo (compriamo). E' inutile guardare tg e simili: è utile guardare gli spot pubblicitari, invece.

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venerdì 25 marzo 2011

In prima di Repubblica ieri foto su un attentato che a Gerusalemme ha ucciso una donna e ferito diverse persone, attribuito a mani palestinesi. Niente foto di prima invece sui morti causati da un bombardamento israeliano a Gaza, giorni prima. I morti non sono tutti uguali, lo sappiamo bene, ma vale ribadirlo.
Porci!
Le morti provocate dai bombardamenti francesi, inglesi ed italiani sulla Libia, valgono meno delle morti provocate dalla guerra "civile" in atto nel Paese, tra tribù avverse, tra regioni avverse e così via. Valgono meno, secondo Adriano Sofri, come ricaviamo dalla lettura di un suo articolo di ieri su Repubblica, anche delle morti probabili, ipotetiche, che stavano per essere provocate dalle truppe governative, secondo le minacce di Gheddafi, nella città di Bengasi, capitale dell'insurrezione.

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mercoledì 23 marzo 2011

come non ignora chi legge i brevi testi di "Minima" da queste parti riteniamo che vi siano almeno due ordini di ladri, i legali e gl'illegali, i quali ultimi spesso esercitano della violenza fisica sui derubati. I ladri illegali sono coloro che comunemente finiscono in galera o al cimitero, mentre i ladri legali realizzano spesso buoni od ottimi gruzzoli, evadono le tasse e comprano case che poi affittano a prezzi e condizioni esosissime, evadendo ancora, e così via.
Talvolta i ladri legali ricevono visita dagl'illegali, per esempio a Milano nel 2003 un tabaccaio fu visitato da due ladri a scopo di rapina, subì quindi violenza metafisica e anche fisica, per non dire psicologica, inseguì sul marciapiedi i suoi due colleghi violenti ed illegali e sparò con la sua legale rivoltella: uno dei due "malviventi" ci lasciò la pelle. Adesso leggiamo che questo signor tabaccaio, il quale presumibilmente non disponeva di "pagobancomat", strumento utile ad evitare di tenere contanti, ma poco indicato ai fini della nobile arte di fregare il fisco, è stato in pratica assolto dal suo crimine, il quale ultimo significa che in Italia c'è non solo la pena di morte, ma che essa può essere eseguita anche da un tabaccaio.

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lunedì 21 marzo 2011

Libia diversissimamente sconvolta, rispetto a Tunisia ed Egitto: trattasi in Libia di guerra "civile" a scopo di smembramento, almeno tra Cirenaica (est) e Tripolitania (ovest), adesso lo capiamo, ed ammettiamo di essere in ritardo. Le potenze imperialistiche, con la scusa della "risoluzione" Onu (United Nations Organization), intervengono secondo gli usi: ammazzando e distruggendo, a favore dei frammentatori (come in Jugoslavia). Naturalmente con uno scopo di dominio sulle fonti energetiche o sui percorsi (pipelines) di petrolio o gas.

A proposito delle risoluzioni Onu: ve n'è una pila di quelle che non hanno avuto un seguito operativo.

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venerdì 18 marzo 2011

un'auto è pericolosa, talvolta, si pensi agli oltre cinquemila morti annui in Italia per incidenti stradali, ma è ben diversa da un'autobomba. Questo pensiamo, quando leggiamo od ascoltiamo accenni mescolanti gli omicidi atomici di massa commessi dagli Usa in Giappone nel 1945 con i danni che conseguono ai guasti (come a Fukushima) delle centrali nucleari. Ieri sul Manifesto, l'altro ieri in tv.

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venerdì 11 marzo 2011

Che il noto Ferrara Giuliano (ex pci, ex craxiano, (ex) informatore della CIA, negli ultimi lustri berlusconide, direttore del quotidiano fantasma "Il foglio" e così via) riassunto dalla Rai vada a guadagnare tremila euro ad ogni suo intervento (breve) per un totale di quindicimila a settimana, sessantamila al mese, spiega bene le ragioni che hanno sostenuto, dalla fine dell'Ottocento (a oggi), il movimento socialista: quelle della giustizia sociale. Naturalmente il Ferrara Giuliano qui serve solo da esempio fresco fresco, e piuttosto noto, della ingiustizia sociale: guadagnerà al mese come una quarantina di operai metalmeccanici, per un tempo di lavoro infinitamente più breve.

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sabato 5 marzo 2011

l'esperto di smaltimento rifiuti (e d'altre razionalità d'interesse pratico) Guido Viale, ieri sul Manifesto, appariva con un lungo (come al solito) articolo sulla "dignità": come trampolino per un riavvio della lotta di massa in Italia contro il liberalismo economico, da un po' di anni detto, forse per risparmiare inchiostro e tempo, "liberismo", o, suggestivamente, "pensiero unico". Trattasi com'è ovvio del capitalismo, questa è la verità. Il cosiddetto liberismo, secondo Viale, danneggerebbe non soltanto le persone che da esso vengono spremute, ma anche la loro "dignità", e non si può non essere d'accordo con quest'idea. Ma la "dignità" sfortunatamente è un concetto troppo astratto e trasversale per poter costituire un trampolino di massa della lotta anticapitalistica (non soltanto antiberlusconiana, come giustamente sottolinea Viale). Chiunque può essere (o sentirsi) ferito nella sua "dignità", perfino lo stesso cosiddetto premier, perfino un calciatore milionario messo "fuori rosa" dall'allenatore, perfino un prete accusato di "pedofilia", perfino un direttore di giornale sospeso dall'Ordine, perfino una cosiddetta stella della tv messa in soffitta.
La "dignità" appartiene ad una dimensione troppo personale e in definitiva psicologica per poter costituire un trampolino organizzativo o un oggetto di rivendicazione utile al rovesciamento dello stato di cose presente. Non ci siamo proprio.

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da anni un noto biscotto s'inzuppa spesso e volentieri nella poltiglia mediatica: si chiama "il Dittatore". Il Dittatore, offerto gratis alle masse, ha il retrogusto della Democrazia, come biscotto terapeutico e nutriente. Lo mangi, lo butti giù, e lui ti tira su, più lo assumi e più ti senti lo stomaco a posto, quanto alla "Democrazia" che cresce in te. Di marca è denominato talvolta Castro, o Milosevic, o Saddam, o Lukashenko, o Ahmadi Nejad, o Mubarak, ed ora, com'è ovvio, Gheddafi.
Che costoro siano o siano stati dei "dittatori" può darsi, ma noi proponiamo che la vera dittatura sia, senza che nessuno alle masse lo sveli, quella del Denaro, del Profitto, del Capitale. Se ci fossero masse in rivolta contro questa vera dittatura, ovunque insorte, i media non farebbero la loro oscena festicciola quotidiana, come oggi fanno su Gheddafi, come ieri han fatto su Saddam o Milosevic. Straparlerebbero di violenza, di "black block", di anacronismo comunista: di ciò che secondo loro fa parte dell'indegnità.

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