domenica 29 gennaio 2012

Riferiscono i media (almeno quelli che noi osserviamo ogni giorno) che è in corso una certa mobilitazione della guardia di finanza contro la pratica dell'evasione fiscale nei suoi vari aspetti. Erano decenni che si riteneva utile scendere dagli uffici e andare in giro a vedere le manifestazioni della ricchezza allo scopo di risalire da esse alle persone fisiche (vedi alla voce irpef) che le effettuano con la massima arroganza; a vedere dove s'incassa senza rilasciare scontrini, ricevute o fatture.
Non sappiamo se al fumo di queste mobilitazioni corrisponderà l'arrosto di una diminuzione delle ruberie antisociali degli evasori fiscali, ma dobbiamo ripetere che nel nostro Paese l'evasione fiscale e il lavoro nero non sono aspetti di malcostume, ma sono il costume caratterizzante una quantità enorme di pratiche aventi a che fare con il denaro.
In questo senso far pagare le tasse a chi non le paga, o le paga solo in parte, sarebbe una rivoluzione culturale.

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sabato 28 gennaio 2012

Quando la sciagura avvenuta all'isola del Giglio era una novità, sfogliando il Manifesto (che ora costa un euro e cinquanta) la mia attenzione fu attirata, nella pagina delle lettere al giornale, da un titolo in neretto che accennava ad un caprio espiatorio: il testo ripeteva l'errore che il titolo evidenziava: caprio. Scherzi del computer uniti ad asineria montante. Il comandante della Concordia, secondo quel lettore del manifesto, era da considerare un capro espiatorio eccetera. Trattasi di animale cornuto anticamente offerto alla divinità in sacrificio espiatorio. Fin qui avevo trovato la povera bestia sminuita a semplice capo, mai a caprio: forse, mi domando, in riferimento al celebre Leonardo Di, attore protagonista di "Titanic", film di gran successo (1998) che illustra il celebre affondamento di una nave?

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giovedì 26 gennaio 2012

Domenica 15 gennaio 2012 il supplemento saggistico-letterario del Corriere pubblicava un articolo di P.L.Battista su un argomento di notevole interesse: vediamo. Com'è noto, un'organizzazione fascista con sedi in varie città italiane si chiama CasaPound, in omaggio al poeta statunitense Ezra Pound, il quale ai suoi tempi fu simpatizzante fascista, ed in effetti venne rinchiuso dai vincitori suoi concittadini, finita la seconda guerra mondiale, in un campo di prigionia vicino a Pisa.
Guai, ai vinti.
Dopo che, a Firenze, nello scorso dicembre, un uomo (poi suicida) aveva ucciso due persone e ferito altre tre persone per motivi razzistici, dopo che alcuni organi di stampa avevano diffuso la notizia che l'assassino era stato in qualche modo vicino a CasaPound, l'anziana figlia del poeta ha diffidato CasaPound, non sappiamo se per vie legali, dall'usare il nome del poeta suo padre per ragioni che, secondo lei, il poeta suo padre non avrebbe condiviso.
Il Battista sostiene che sì, Pound era un fascista, e che si può essere grandi poeti ed insieme fascisti, così come (è il caso di Céline) si può essere grandi scrittori ed insieme avercela a morte con gli ebrei. In effetti Céline, finita la guerra, fu costretto a pagare cari i suoi scritti contro gli ebrei, con il carcere, l'esilio ed altri non piccoli danni materiali e morali: del resto era anche accusato di aver collaborato con i nazisti e di aver appoggiato il governo fantoccio che i nazisti avevano installato in Francia. Pound e Céline, scrive il Battista, grandi e destrorsi, uno fascista, l'altro "giudeofobico" e collaborazionista.
Il che non significa che Pound andasse in giro a sparare ai "negri"; o che Céline avesse partecipato ai rastrellamenti parigini compiuti ai danni degli ebrei, o "denunciato" ebrei.
Scrivevano, quei due. Scrivere è un tantino d'altra natura, che non l'agire materiale.
Il Battista, appassionato compensatore della critica al nero con quella al rosso, complica a questo punto la sua argomentazione menzionando Brecht, notevole poeta e drammaturgo tedesco, comunista, non diversamente dal cileno Neruda, un altro poeta ai suoi tempi molto noto.
Si può essere grandi poeti ed insieme comunisti, scrive il Battista.

Per conto nostro è scontato che il talento poetico e narrativo sia (o possa essere) scisso da altre caratteristiche di un autore, per esempio dalla sua personalità politica. Noi leggiamo Céline, mentre le idee politiche del dottor Destouches (questo il suo cognome vero) c'interessano poco. Abbiano letto e amato Brecht e, più tardi, Neruda, non certo perché erano comunisti. Per questo scopo abbiamo Lenin.

Tirare in gioco il comunismo, quando si tratta del fascismo, è una mossa da ruffiani.

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martedì 24 gennaio 2012

L'inserto del lunedì di Repubblica contiene al suo interno alcune pagine del New York Times, spesso interessanti come campioni di quello che gl'imperialisti di sinistra più cool della terra pensano (di se stessi) e del mondo.
Sul numero di ieri ho letto un articolo di un certo Cohen sull'antisemitismo nei paesi arabi, e sia pure recentemente movimentati da rivolte più o meno fortunate. Durante le fasi di tali rivolte, scrive il Cohen, ad alcune donne arrestate dalle forze dell'ordine è toccato di essere maltrattate ed umiliate, insomma il Cohen slitta dall'argomento dell'antisemitismo a quello delle prevaricazioni contro le donne

L'antisemitismo, secondo i migliori autori, consiste non soltanto nell'avversione contro gli ebrei, ma anche nell'avversione contro Israele, qualora tale avversione sia a senso unico, come se questo Paese avesse l'esclusiva delle ingiustizie. Naturalmente non la ha.
Par di capire che, per criticare Israele senza incorrere nell'accusa di antisemitismo, bisognerebbe alternare tale critica con quella agli altri paesi che al momento fanno porcate nel vasto mondo.

Ma che cosa c'entra l'antisemitismo con certe infamie mirate sulle donne?

Forse il Cohen allude ai vizi della cosiddetta personalità autoritaria, studiata sessanta anni fa, per cui i soggetti dotati di tale autoritarismo tendono ad odiare le minoranze e i soggetti da loro considerati deboli, inferiori,
tra cui le donne? Chissà?

Per piacere al New York Times bisogna trattare con i guanti Israele e non picchiare le donne neanche con un fiore.

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lunedì 23 gennaio 2012

Nel nostro paese, come grandissima parte del pianeta dominato dal sistema capitalistico, gli unici vantaggi di tale sistema, in termini di effetti della concorrenza sui prezzi delle merci e dei servizi, sono vanificati da tendenze corporative al bloccaggio della concorrenza, per cui molti venditori di merci e servizi "si accordano" tra loro tenendo i prezzi alti.
A meno che non intervenga un terremoto, com'è stato per esempio il calo di vendite di automobili negli ultimi anni, i prezzi non scendono.
Le cosiddette liberalizzazioni introdotte dal governo Monti sono da guardare come un tipo di intervento trasformativo del capitalismo italiano, che dovrebbe così diventare simile ad altri capitalismi, uscendo dalla sua crosta corporativa.

Ogni opposizione alle liberalizzazioni che non sia improntata alla lotta radicale contro il capitalismo, dunque, è da considerare reazionaria.

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sabato 21 gennaio 2012

Al termine di un consiglio dei ministri lungo "otto ore", dopo una conferenza stampa sulle cosiddette liberalizzazioni appena decise, presumibilmente buttato giù un boccone la di cui alta marea digestiva confliggeva con l'eloquio (cartesiano), certo alle prese con le luci della ribalta dello "studio" tv - e con gli occhioni della Gruber, il professor senator president Monti alla domanda finale, se lui sia massone, come pare che reciti wikipedia, ha dichiarato che in fondo lui non sa "che cos'è la massoneria".
Era stanco, Monti.

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giovedì 19 gennaio 2012

L'errore commesso dal comandante della nave da crociera di cui tanto si parla in questi giorni ha avuto e forse avrà conseguenze di ogni genere che nessun uomo singolo è all'altezza di vedersi addebitare. In questo senso il comandante della nave, che sarà giudicato secondo la legge e certamente punito, merita la nostra compassione. Tutti facciamo stupidaggini, commettiamo leggerezze anche inerenti la vita altrui, ma a nessuno va così storta come è andata invece al comandante della nave da crociera di cui tanto si parla in questi giorni, divenuto una sorta colossale di eroe in negativo.

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sabato 14 gennaio 2012

L'arcipelago di cui con grazia fa parte l'isola del Giglio, vicino all'Argentario, non si trova nell'oceano Pacifico, vertiginosamente incognito e profondo, in definitiva misterioso, ma in uno dei mari più conosciuti affollati e percorsi del pianeta, dove scorrono da millenni centinaia di migliaia di navi di ogni genere. Ciò induce a credere che il fenomenale naufragio di ieri non dipenda dal caso, ma da altro.
Te la do io la crociera nel mediterraneo!
La nave non va, la nave affonda, e a chi tocca tocca.

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I soldati americani e i loro reggicoda in Afghanistan non devono starci, stop. Se poi si filmano con il cellulare tra loro durante cerimonie omosessuali sadiche in cui pisciano su dei cadaveri di uomini afghani, ciò induce a scandalizzarsi anche la stampa imperialista e servile, ma, come sanno i nostri lettori, questi scandali servono a distinguere i soldati cattivi ("pochi") da quelli "buoni" ( i più). Questa è la fregatura. Tutti i soldati imperialisti sono cattivi.

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giovedì 12 gennaio 2012

Non è che le vacanze al mare da decine di migliaia di euro ( se ne parla in questi giorni a proposito di un ex membro del governo Monti) siano giuste quando sono pagate dai fruitori con i loro soldi, e invece siano ingiuste quando ai fruitori le pagano clienti in attesa di favori.
Sono sempre ingiuste: la ricchezza, quando c'è la miseria, è una colpa e una forma capitale di ingiustizia.

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domenica 8 gennaio 2012

Panegirico sulla città di Tel Aviv, nuova nuova, bella, moderna, creativa, elegante, divertente, grattacielosa, insomma una capitale da leccarsi i baffi: e poi sta sul mare.
"Giovani di tutto il mondo" l'hanno come meta favorita.
Come Ibiza.
Elena Loewenthal, ieri, su la Stampa.

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Le facce di gomma che hanno i candidati Usa all'elezione del presidente! ... da gente finta sposata con donne finte, che fingono di sorridere, tutto è finto, i sostenitori, i collaboratori, gli elettori, i partiti, uno rosso e uno blu, così si distinguono meglio.
Il bambolotto politicamente corretto messo al governo l'altra volta ha dalla sua l'avvenenza, oltre ad un minimo di identità: magari vince anche la prossima riffa.

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giovedì 5 gennaio 2012

Costringere: a comprare le catene da neve, per il tuo bene, a cambiare televisore, ad aprire un conto corrente , ad assicurarsi per guidare auto e moto, a pagare entro pochi giorni o sono guai. Equitalia. Eccetera eccetera. Ad avere un medico controllore cosiddetto di base, a mandare i figli a scuola fino a sedici anni, per il loro bene, a rispettare leggi che sono estranee al tuo linguaggio, alla tua comprensione. A pagare quindici miliardi di euro per pagare aerei da guerra che poi costeranno anche moltissimo di esercizio. Ad obbedire senza contare niente, mai.

Siamo in una dittatura?

No, è lo Stato.

Cos' è, siamo diventati anarchici con l'anno nuovo?

No, è che lo Stato non è di quelli che ci piacciono.

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lunedì 2 gennaio 2012

Festeggiare l'anno entrante è una debolezza perdonabile, come sposarsi, mettere al mondo figli, comprare oggetti inutili e così via. Festeggiare con i mortaretti e, anche, esplodendo colpi d'arma da fuoco, appare una sorta di rito "saturnale", perciò di tradizione antichissima, o una carnevalata probabilmente preferita dai poveracci che una volta tanto possono, loro, far esplodere qualcosa.
Lo spreco di prontosoccorsi e, talvolta, di vite, non deve essere visto diversamente dallo spreco normale, di ogni giorno: capita che la vita s'incrini e si spezzi, e spesso non a causa di "feste".

Il rilievo che i media ogni anno danno a questa cazzata è disgustoso, naturalmente.

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domenica 1 gennaio 2012

Parliamone: un diplomatico italiano, console in una città del Giappone, non è libero di partecipare ad una manifestazione, in Italia, di musica fasciorock (cantando anche lui), senza incorrere negli strali di Repubblica e, peggio, nel richiamo del ministero degli esteri? Siamo in una dittatura? Parliamone.

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