sabato 25 giugno 2011

Marco Pannella, abbiamo letto nei giorni scorsi, attua il suo nuovo "sciopero della fame" (e "della sete") usando se stesso come "scandalo" allo scopo di attirare l'attenzione sullo stato schifoso delle carceri italiane, dove stentano la vita il doppio o il triplo delle persone "ospitabili" in tale arcipelago dell'orrore.
Di fatto, tuttavia, Pannella reclamizza se stesso, cioè uno dei due termini dell'impresa: l'altro essendo inerente a troppe variabili per essere affrontabile senza un capovolgimento di prospettiva, quella della giustizia, incastonata nell'equità sociale, tra l'altro estranea a Pannella, che è un liberale.
Pannella reclamizza se stesso, si eroicizza, espone gli scavi corporei che le sue privazioni solidoliquide realizzano nel suo corpo, tutto qui. E' possibile che qualcuno lo ammiri a causa di questa sua nuova iniziativa "non violenta", in realtà violenta proprio contro il suo corpo, che lui martoria in nome di un narcisismo innegabile.
Riteniamo che le persone interessate al cambiamento sociopolitico debbano mangiare e bere, insomma nutrirsi, allo scopo di poter organizzare la lotta per tale cambiamento. Serve la salute, non lo sfinimento.

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venerdì 24 giugno 2011

torniamo ad accennare a ciò che (al netto dei dubbi) le immagini tv o le foto mostrano di Napoli infestata da decine, centinaia, di migliaia di sacchi pieni di immondizia: una grande città malata che espone il suo autoritratto. Gli aspetti tecnici e politici di questa malattia rappresentano certo delle attenuanti, ma noi insistiamo: tutti coloro che vivono nell'area infestata sono coinvolti, o lo sono stati. Il menefottismo della città, noto anche per altre ragioni (più o meno gravi), è esondato nella forma dell'immondizia. L'immondizia è il sintomo ormai visibile e soprattutto innegabile di una gravissima patologia.

P.S.

Che la Lega si opponga alla realizzazione di un sostegno nazionale alla città di Napoli, regione per regione, è semplicemente osceno.

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venerdì 10 giugno 2011

Siamo stati raggiunti dalla chiacchiera sullo spostamento di ministeri nel settentrione d'Italia: non sembra possibile che ai capi leghisti sia concessa attenzione anche quando essi indicano qualcosa di impossibile. Un ministero è fatto di personale residente a Roma (per lo più), quindi non si vede come tale personale possa lavorare a Como od a Milano od a Brescia: o nelle altre città d'Italia che certo vorrebbero il "loro" ministero...se non trasferendosi: costosissimo, se non disperante.
Un quarantatre per cento dell'elettorato si è astenuto dal voto referendario; mentre i votanti sono riconoscibili per aver optato nella stragrande maggioranza per i Sì, i non votanti formano una massa variamente interpretabile: indifferenti, fautori del fallimento dei referendum, nemici del suffragio universale e così via. I fautori del fallimento dei referendum sono con ogni probabilità sostenitori di Berlusconi. Costoro, stando ai referendum, sono una netta minoranza dell'elettorato (insieme ai votanti No, forse) . Questo ci rende sereni.

Tra i Sì vincenti ci piace la coppia relativa all'acqua, non tanto per le conseguenze pratiche, che temiamo scarse, ma perché, tra i quesiti, i due idrologici erano anticapitalistici.

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Che la liberazione, da parte delle autorità brasiliane, di Cesare Battisti, possa significare disprezzo per la giustizia in Italia, è probabile. Per la giustizia ed il sistema carcerario in Italia, che è in condizioni da far paura. Naturalmente noi non crediamo che la situazione in Brasile sia migliore, dunque è pensabile che ci troviamo davanti alla scena detta del "bue che dà del cornuto all'asino".

Su Battisti ci siamo pronunciati a suo tempo: a parte la sua arietta da furbino e le sciocchezzuole che ha rilasciato, mesi or sono, in un'intervista al Manifesto, la sua esperienza di militante di estrema sinistra è stata ai tempi sbagliata in quanto minoritaria, slegata dal lavoro politico da fare con le masse in vista dell'organizzazione della lotta di classe, affetta da romanticismo vendicativo e banditesco eccetera.

Ciò non toglie che Battisti non è da considerare un delinquente comune.

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sabato 4 giugno 2011

Sonora, profonda, irresponsabile: è l'imbecillità di chi crede di aver vinto chissà cosa, giorni or sono.

Ballottaggi?

Ma mi faccia il piacere!

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venerdì 3 giugno 2011

L'esperto di rifiuti e trasporti Guido Viale, ieri sul Manifesto, ci ha spiegato come rilanciare i Fincantieri, notoriamente in crisi a causa della concorrenza coreana. Con immagine alquanto d'altri tempi il Viale osserva che l'Italia (direbbe qualcuno: lo Stivale) dispone di due "autostrade naturali", il Tirreno e l'Adriatico, solcabili dalle tante navi portacontainers costruende dai Fincantieri restituiti a nuovo splendore. Incurante dello smerdamento certo (ulteriore) dei mari in oggetto, il Viale opina non a torto che il cosiddetto trasporto su gomma diminuirebbe, con la conseguenza di ridurre l'esigenza di costruire autostrade e ponti più o meno faraonici, senza contare, per quanto riguarda il trasporto cosiddetto su ferro, la TAV in Piemonte.
Lanciato nella sue reverie, il Viale vede discutibili opinabili fantasmagorici coordinamenti tra camionisti (o meglio addetti alle motrici!) e porti commerciali, insomma si pone il problema di come cavolo far inghiottire ai camionisti, privati dalle navi del loro sudato valsente, ("padroncini") , la sua idea.

Tutto idee interessanti, il Viale; però vecchie, nel senso che sarebbero andate bene cinquanta anni orsono. Prima che iniziasse lo sfacelo del territorio ad opera della confraternita dell'auto per tutti; senza tener conto che servirebbe un comando forte per effettuare una rivoluzione simile a quella immaginata dal Viale nei trasporti, per imporla. Il socialismo.

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