sabato 28 aprile 2012

Gl'italiani sono, stando al censimento del 2011, 59 milioni e quattrocentomila. Per fortuna da questa cifra terrificante si può defalcare quella di 4 miloni e quattrocentomila residenti non italiani.

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sabato 21 aprile 2012

Pare che in un liceo di Roma, dove un ex partigiano teneva una conferenza, alcuni studenti neofascisti abbiano aperto, dopo che l'ex partigiano aveva rifiutato certe loro domande, uno striscione con su scritto "Papà Castoro raccontaci una storia". Al di là dell'antipatia che può suscitarci la pretesa (in definitiva una scemenza) di veder "controbilanciato" un ex partigiano da, che ne so, un ex combattente della Repubblica Sociale Italiana, come se si trattasse di un incontro tra pari "aventi diritto", mentre invece nessuno dei due sarebbe poi in grado di svolgere il suo compito; al di là del fatto che, sì, un ex combattente della RSI, potrebbe portare la sua testimonianza, da solo, come da solo era l'altro ieri l'ex partigiano in quel liceo di Roma, resta che certe narrazioni vertenti sulla guerra civile 1943-1945 in Italia, momento infernale ma di grande, grandissimo valore storico, politico e umano, sono diventate le "storie di Papà Castoro".
Consiglierei a tutti di leggere o rileggere i testi narrativi di Beppe Fenoglio. Anche l'ex repubblichino Carlo Mazzantini è una lettura interessante.

Non bisogna dimenticare, del resto, che i testimoni diretti della guerra civile tra non molti anni, ebbene sì, saranno defunti, allora sarà necessario far ricorso a persone in possesso di conoscenze dei fatti e delle interpretazioni dei fatti, e non sarà un male, perché l'enfasi sull'autorità dei testimoni "diretti" è una delle tante stupidaggini che in questi decenni  hanno tentato di farci inghiottire. Nulla di più labile delle testimonianze! Si tratta di confrontarle tra loro, di confrontarle con dati concreti e così via, altrimenti tutto è possibile: tanto vale, come ci siamo permessi di consigliare, leggersi della narrativa, che non ha pretese di "verità".

Tornando alle "storie di Papà Castoro", da un paio di decenni il metodo degli imperialisti angloamericani di "liberazione" dei popoli oppressi da "dittature" (Iraq, Afghanistan, Libia) ha attirato la nostra attenzione, fino al momento felice in cui abbiamo capito che in Giappone, in Germania ed in Italia, al termine della seconda guerra mondiale, gli imperialisti angloamericani agirono esattamente come hanno agito nei tre paesi (Iraq, Afhanistan, Libia) negli ultimi due decenni. Il Giappone, la Germania e l'Italia sono stati massacrati in modo terroristico dalle bombe degli  imperialisti, centinaia di migliaia di persone sono state fatte fuori, fino a quando questi tre Paesi non hanno avuto più niente da opporre allo strapotere dei cosiddetti Alleati. Dalla brace del fascismo i nostri tre Paesi sono saliti nella padella della cosiddetta democrazia, dalla dittatura dei vari Mussolini ed Hitler sono passati alla dittatura del Dollaro.
Quindi celebrare la Liberazione (25 Aprile) significa celebrare qualcosa che è avvenuto parzialmente: i fascisti furono sconfitti, ma al loro posto presero il potere i padroni e i loro rappresentanti politici. La Resistenza armata al fascismo fu liquidata velocemente, e i partigiani che avevano avuto come obbiettivo il socialismo furono costretti a rinunciare. La Liberazione celebrata oggi non è quella rossa, è un'altra, storicamente degna di rispetto, ma finisce qui.

Quanto al dettaglio, si fa per dire, della firma dell' armistizio - con gli angloamericani pronti a sbarcare in Italia - da parte del governo Badoglio (8 settembre 1943, dopo che il 25 luglio Mussolini era stato messo da parte): mentre l'ex alleato tedesco era schierato in Italia, armato fino ai denti! - si trattò di un atto di micidiale demenza, che "Papà Castoro" racconta ora agli ignari come invasione tedesca dell'Italia. Non dico che ci fosse molta scelta, dico che l'inferno è stato innescato dall'armistizio. Forse i nostri governanti credevano che i tedeschi avrebbero mollato.
I tedeschi ci hanno massacrato, sì, ma non invaso, infatti erano "nostri" alleati. Perciò i fascisti parlano di tradimento, e del tutto torto non si può darglielo. Chiamalo, se vuoi, ribaltone.

P.S. Non pochi negano alle lotte combattute in Italia alla fine della seconda guerra mondiale il carattere di guerra civile, in quanto il termine ("civile", che rimanda al concetto di cittadino) concederebbe uno statuto di parità ai contendenti, che secondo i negatori, non erano invece sullo stesso piano. Ciò è una sciocchezza, infatti una guerra civile ha come oggetto proprio diritti e doveri rivendicati da due o più parti. Del resto potremmo usare un'altra definizione, lasciamo stare il latino Bellum intestinum, che ai nesci farebbe pensare ad altro: guerra tra nemici interni. Ottima rappresentazione se ne ebbe in un film dei fratelli Taviani, "La notte di San Lorenzo".

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venerdì 20 aprile 2012

Chiusi nel rifugio antiatomico che ci siamo fatti costruire in fretta e furia (in località segreta) dopo essere stati convinti a ciò dai profeti mediatici predicanti il pericolo iraniano su tutti noi, Ahmadi Nejad, Abracadabra, Bausette e così via, abbiamo saputo che in Afghanistan certi soldati del mondo libero si sono lasciati ritrarre in posa con dei pezzi di cadavere di nemici a mo' di ornamento. Adesso siamo in attesa di una ulteriore regressione: all'arcaico cibarsi delle carni del nemico ucciso, da parte dei più pugnaci tra i soldati del mondo libero. Poi semmai aiuta il Maalox.

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martedì 17 aprile 2012

Chi volesse ottenere la patente necessaria per criticare la politica di Israele senza incorrere nell'accusa di antisemitismo dovrebbe rivolgersi al noto scrittore e pubblicista M.Pirani, che ieri nella sua rubrica del lunedì, su Repubblica, sull'onda dello sdegno suscitatogli dal poemetto di G.Grass in merito ai rischi che Israele fa correre al mondo con la sua politica arrogante, segnalava i modelli cui dovrebbe rifarsi chi preferisce non essere paragonato a Hitler, Goebbels, Goering. Accennava però genericamente ad alcuni esempi di intellettuali europei, e specificamente, invece, ad Abraham Yehoshua, David Grossmann e Amos Oz (due scrittori ed un regista cinematografico).
La provocazione è evidente, tuttavia noi non cadremo nel tranello teso dall'astuto Pirani ai suoi lettori criticamente avveduti.

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sabato 14 aprile 2012

Il marxismo e ciò che ne è derivato nei fatti; il freudismo e ciò che nei fatti ne è venuto, sono sotto attacco. Libro nero del comunismo, libro nero della psicanalisi.
Marx e Freud hanno fatto moltissimo per tirar giù la maschera alla borghesia, i movimenti cui hanno dato la mossa sono stati all'altezza dei maestri solo raramente: da una parte e dall'altra si sono sviluppate storture: prendiamo la pratica politica, oggi, del Partito Comunista Cinese; per un attimo (un attimo) guardiamo la paccottiglia lattiginosa cui decenni di deformazioni del freudismo hanno dato luogo.
La psicanalisi e il comunismo sono stati due movimenti del ventesimo secolo, i capitalisti e gli scientisti sentono di avere nel loro mirino queste due forze critiche, dunque sparano. Come ieri su Repubblica un certo Corbellini, storico della medicina, che in modo implicito paragona la psicanalisi alle teorie dei "miasmi" in patologia e le nega, capirai, uno statuto di scienza. Freud ai suoi tempi (1856-1939) può essersi sbagliato, considerando la psicanalisi una scienza, ma continuare oggi a sostenere che la psicanalisi non è seria come la neurologia, così il Corbellini, è un segno di superficialità. Non hanno nulla in comune. Da irresponsabili è invece sostenere che i tormenti umani (chiamale, se vuoi, nevrosi) siano connessi direttamente con la chimica del sistema nervoso centrale. Da cui pillole, psicofarmaci, oppressione del tormento in nome della normalizzazione. Ciò che ci riporta ai discorsi dei capitalisti, che non vogliono testimonianze critiche, ma servi.
Il comunismo e la psicanalisi sono due vie d'affrancamento dalla servitù.

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martedì 10 aprile 2012

Da non poco tempo sui giornali che ci capita di osservare notiamo i riflessi di un dibattito filosofico che vede discutere i postmodernisti con i neorealisti. Tra i primi, sulla scia di Nietzsche, si sostiene che i "fatti" non si danno se non nella forma di interpretazioni. I secondi segnalano i rischi di tale posizione, rischi evidenti di caduta nella totale narratività.

Noi abbiamo un'invincibile simpatia filosofica per la posizione nietzscheana, tuttavia vorremmo proporre una storiella Zen:

Un maestro, tenendo in mano il suo bastone, dice all'allievo: "Se affermi che questo bastone non esiste, te lo do in testa; se affermi che esiste te lo do in testa."

Non se ne esce, pensa l'allievo, se non strappando di mano al maestro il bastone.

Una buona domanda, dunque, sia per i postmodernisti che per i neorealisti sarebbe: chi ha il potere?

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sabato 7 aprile 2012

Quella di "antisemitismo", qualunque ne sia il significato, da tempo è un'etichetta che molti commentatori e operatori della politica adoperano nei confronti di chi non si trovi allineato, con il cappello in mano, nel valutare via via gli atti di prepotenza che i governi israeliani commettono per garantire la "sicurezza" del loro Paese.
Dal momento che l'antisemitismo ha prodotto crimini, culminati nel corso della seconda guerra mondiale nella micidiale persecuzione nazista degli ebrei, è ovvio che nessuno, quasi, tollera di essere etichettato come "antisemita".
Ne deriva che la critica alle prepotenze commesse da Israele è, sui media, rara, infatti tra l'altro costa l'esclusione dalla tavola imbandita (...). La condanna degli ipocriti, dei ruffiani.
Per questa ragione G.Grass è stato molto coraggioso a diffondere il suo testo "poetico" (v. Repubblica del 4 aprile scorso) contro i pericoli che la politica di Israele causa al mondo intero. E lasciamo stare la cosiddetta pace (...) di cui "canta" Grass.

L'antisemitismo è un errore che in parte, come tutti gli stereotipi e i pregiudizi, come tutte le semplificazioni, generalizzazioni, scorciatoie del pensiero, dipende da come funziona la mente umana: male (...); dipende anche, come errore, dal fatto che sta da duemila anni nella cultura "occidentale", quindi è un errore potremmo dire rinforzato, che ha messo radici. E' un errore tradizionale.
Non è tuttavia l'unico errore, infatti il malo modo in cui funziona la mente umana di errori ne produce a bizzeffe. Ogni semplificazione, scorciatoia, generalizzazione, stereotipo, pregiudizio, è molto umano, sì, tuttavia si tratta di errore.

Attribuire l'antisemitismo a chi critica la politica di Israele, dunque, è un errore simile all'antisemitismo.

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venerdì 6 aprile 2012

Repubblica l'altro ieri ha inserito a p.23 la traduzione in italiano di un testo scritto da G.Grass (in tedesco) a proposito dei due pesi e delle due misure che si usano in merito al certo armamento atomico di Israele e all'ipotetico prossimo armamento atomico dell'Iran. A parte gli articoli di contorno al testo di Grass, genere condom, Repubblica ha fatto una cosa giusta.
Grass menziona il diritto all'attacco preventivo contro l'Iran da parte di Israele, dato da molti per scontato, come effetto della minaccia che tutti coloro che osano criticare Israele corrono: di essere etichettati come "antisemiti".
Segnala poi il fatto che la Germania, per riparare ai misfatti nazisti, starebbe per "consegnare" ad Israele un sommergibile capace di sparare missili atomici, divenendo sostenitrice "di un crimine prevedibile".
Afferma che, come tedesco, finora ha taciuto, a causa dei "crimini esclusivi che non hanno paragone" (di settanta anni or sono). Che Israele "minaccia la pace mondiale". Ora ne ha "fin sopra i capelli" della "ipocrisia dell'Occidente": quindi dà il via libera alla critica.

Naturalmente il testo di Grass è stato anche ieri bollato come "antisemita".

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