lunedì 21 aprile 2014

Hurricane

Ieri un paio di tg davano notizia della morte di un ex pugile, detto ai tempi Hurricane, che fu condannato, senza aver commesso quanto imputatogli, ad un numero enorme di anni di galera. Ne scontò venti. Di lui si occupò un menestrello dalla voce nasale detto "Bob Dylan", ed in anni meno remoti gli fu dedicato un film. Ciò induce a riflettere sul fatto che "la sinistra" è ridotta ai casi che il cinema sfrutta - ed alle canzonette.

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Viltà

Il poliziotto che giorni or sono durante certe fasi d'una manifestazione ha calpestato accuratamente una ragazza inerme distesa a terra - appoggiandole il piede destro sulle costole e bilanciandosi  su di lei - è un vigliacco e un sadico, mentre coloro che difendono o scusano la violenza da squadristi della polizia ed accoliti sono degli infami.

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martedì 15 aprile 2014

Furia Amok

E' stato condannato a venti anni di galera un giovanotto che a suo tempo aveva assalito con un'arma impropria diversi passanti e ne aveva fatti fuori tre. A caso, se foste stati sul suo percorso di furia Amok sarebbe toccato a voi, o a chi scrive. Non sappiamo se i giudici che si sono prodotti in questa sentenza hanno valutato il richiamo etnico dell'evento, o si sono limitati a considerarne i fattori psicosociali e psichiatrici. 
Abbiamo appreso circa venti anni or sono il concetto di "disturbo etnico" in un interessante libro di tal R.Gordon, dove abbiamo letto anche di questi accessi Amok, a quanto pare talvolta riferiti in area indonesiana, non sappiamo essere meno generici: un tizio esce in strada armato di roncola e colpisce chi gli capita a tiro, finché non lo ferma qualcuno o qualcosa. In epoca meno lontana abbiamo trovato il termine Amok (carino, però) in un romanzo di J.Steinbeck, Tortilla Flat. H.Melville, in Moby Dick, fornisce una rappresentazione soft dell'Amok, là dove, nelle prime pagine del romanzo, attribuisce al narratore il desiderio di buttar giù il cappello di chi gli si fa incontro lungo la via.
Il giovane condannato a Milano è un africano. 

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lunedì 14 aprile 2014

Elezioni europee

In vista delle elezioni europee ci scorrono davanti, sculettando, testi che lodano come europeistico il fatto che i Paesi  europei non si fanno la guerra dal 1945, dopo essersi fatti del male per millenni. Questo indubbio risultato, si finge di dimenticare, dipende dall'aver perduto i Paesi europei l'indipendenza, appunto dal 1945, quando sono divenuti una elegante colonia degli Usa, e non contano niente, pur contando decine di basi militari della cosiddetta Nato o direttamente degli Usa. Nessuno nega che si stia meglio senza guerra, ma che questo sia un merito di Germania, Francia, Inghilterra e di altri minori, fa ridere. 
Intanto le guerre in Europa ci sono state, negli anni novanta, quando l'imperialismo ha deciso di fare a pezzi la Jugoslavia, eccome se ci sono state. E non è finita qui, vista la provocazione anti russa tentata dagli Usa in Ucraina. 
E poi i Paesi europei la guerra se la fanno per mezzo della pressione economico-finanziaria che il Paese più forte esercita su tutti gli altri (l'Inghilterra fa storia a sé, è il cagnolino preferito degli Usa, e forse per questo ha salvato il deretano dall'euro).

Altri testi europeistici descrivono inferni qualora un Paese uscisse dall'euro. Noi abbiamo l'impressione che, nello stato presente di cose, uscire dall'euro (per la classe di chi i prezzi li paga ma non li fa) sarebbe una sciagura - paragonabile a quella occorsa dal gennaio del 2002, quando entrò in vigore la moneta unica, ed ogni banconota da mille lire di spesa (dal pane alla casa) si trasformò in una bella monetina da un euro (più o meno, s'intende). 
Entrarci al prezzo pazzesco di 1936 e rotti lire per un euro fu un "errore", se non un trucco che dette luogo ad uno dei maggiori traslochi di "ricchezza" che la storia ricordi. I capitalisti immobiliari, per esempio, si trovarono più o meno moltiplicati per due i prezzi da esigere, 300 milioni di lire divennero 300.000 euro, non male, no?

Uscirne sarebbe oggi un nuovo incubo.

Tra i nostri "contatti" capaci di leggere qualcuno potrebbe criticare la nostra brutale semplificazione classistica, "chi paga i prezzi ma non li fa", da una parte, e dall'altra "chi, oltre a pagarli, può rifarsi determinando i suoi". Ebbene, certo non confondiamo il mandarino che incamera duecentomila euro netti l'anno con l'operaio che ne prende ventimila, ed infatti: in certo modo il riccone i prezzi suoi li fa, quando compra o vende titoli e azioni eccetera. Quando affitta o vende le case che possiede. Mentre lo sfruttato paga e basta. 

In nome degli sfruttati diciamo no alle balle europeistiche, mentre affermiamo che l'Europa c'è sempre stata, c'è e ci sarà - quella sostanziale, che combacia con la nostra cultura. Incluse le guerre.

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domenica 13 aprile 2014

Falso movimento

Seguiamo il calcio da molti decenni, forse addirittura sei, da ultimo lo spacchettamento delle giornate di campionato in due o anche tre fasi, dovuto agli interessi delle tv a pagamento che stanno sostituendo pian piano gli stadi (semi vuoti, per lo più), ha dato luogo al fenomeno della classifica provvisoria - o meglio, illusoria. Leggiamo stamattina che "la Roma è a - 5 dalla Juve". I conti seri si fanno al termine di tutte le partite in programma. D'altra parte non c'è dubbio che lo spacchettamento di cui sopra introduce un elemento nuovo. Oltre a questo fenomeno che definiremmo falso movimento, abbiamo notato da diversi anni che il concetto di autorete è seriamente in crisi, infatti quando il pallone calciato da X finisce in rete a causa di una deviazione casuale di un difensore della squadra avversaria, il gol è attribuito senz'altro a X, come se lo avesse realizzato lui. Autorete resta solo quello che capita in modo patetico a chi calcia per errore nella sua porta. Non ci viene ora una definizione di questa tendenza alquanto imbecille e ruffiana. Falsificare, illudere, allungare il brodo: forse guardare nel calcio non è così frivolo.

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sabato 12 aprile 2014

Pene alternative

Il trattamento di favore previsto per Berlusconi Silvio, condannato in modo definitivo per frode fiscale, che non solo non farà un solo giorno di galera (per ora), me se la caverà con mezza giornata alla settimana di "lavoro d'utilità sociale" per una decina di mesi, libero di erogare le sue sciocchezze pseudo politiche con tutti i suoi mezzi televisivi, ci disgusta. D'altra parte, in questi stessi giorni, la condanna in primo grado all'ergastolo per omicidio volontario pronunciata a carico di un chirurgo milanese, giudicato colpevole di aver ecceduto nella pratica chirurgica, a scopo di lucro ed al costo di qualche cadavere, non ci rallegra, infatti il concetto di omicidio volontario non è confacente alla pratica chirurgica. L'omicidio è volontario quando consiste nell'essere lo scopo manifesto di un atto, non quando succede che qualcuno muoia, ancorché prevedibile ne sia la morte. In linguaggio naturale, noi che giuristi non siamo, parleremmo in casi come questi di omicidi non intenzionali aggravati da mancanza di cautela. I giudici di Milano avrebbero meglio usato la loro creatività intellettuale e giuridica se avessero condannato l'imputato a lavorare come chirurgo per i prossimi quindici anni in cambio di ottocento euro al mese.

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domenica 6 aprile 2014

Satori

La ministra Boschi sembra uscita dalla pubblicità di un marchio di cucine, o dalla oramai classica serie del "Castello di Ax", divani, poltrone ed altro; questo piccolo satori ci è stato regalato oggi pomeriggio mentre stavamo procedendo a chiudere lo sportello dell'auto, davanti a noi sul muro una sosia della ministra Boschi in formato due per sette. Noi ci aspettiamo di uscire da questo mondo parallelo dove le Boschi esercitano la professione di ministro e condecidono magari sull'abolizione del Senato, e di rientrare nel mondo in cui le Boschi posano, certo avvenenti, accanto ad un bel piano ribaltabile. 

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sabato 5 aprile 2014

Bush pittore

Il ritratto di Berlusconi realizzato - pare - da G.W.Bush, un pittore statunitense che ricoprì incarichi di responsabilità nel suo Paese anni or sono, diffuso da alcuni media in questi giorni, a noi sembra ricavato da una foto, ma è divertente immaginare l'italiano stare in posa davanti allo statunitense nel corso di una visita cosiddetta di Stato, in Usa oppure in Italia. Ricavato da una foto o preso dal vero, a noi il ritratto non dispiace, spropositeremmo che ci ricorda un Lucian Freud. Ci rammarichiamo che G.W.Bush abbia trascurato il suo talento artistico per dedicarsi alla politica, così come ai tempi ci si rammaricò che A.Hitler, discreto acquarellista austriaco, fosse stato respinto per due volte dall'accademia delle belle arti di Vienna, ciò che senz'altro aumentò la sua rabbia giovanile e comunque lo indirizzò verso altre mete. A.Hitler non compose i suoi acquarelli da pensionato, infatti si uccise nel 1945, quando ancora si trovava in carica, allo scopo di non farsi catturare dai suoi nemici, che lo avevano sconfitto nell'arte della guerra, un ramo nel quale egli senz'altro eccelse.

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martedì 1 aprile 2014

La miseria dei ricchi

In tutto il mondo, più o meno, le cose vanno a catafascio, le masse languono, ma la situazione in Venezuela preoccupa in particolare il giornale imperialista di sinistra Repubblica (da qualche giorno per leggerne qualche riga serve la lente d'ingrandimento), dato che in quel Paese è in atto una sperimentazione di tipo socialisteggiante, che consiste nel sostegno delle suddette masse, pendenti sulla bocca della fame nera, in forza dei proventi del petrolio di cui c'è abbondanza - e che con Chavez è stato nazionalizzato. Il funzionario dell'imperialismo Mosè Naim, cosmopolita ed a quanto pare conoscitore del Venezuela, rilascia quindi al giornale che gli compete, la Repubblica, una intervista che descrive la miseria dei ricchi sotto il chavismo, menziona lo scontento "degli studenti", le solite cazzate, ma è costretto ad ammettere che i "poveri" sostengono Maduro (l'attuale presidente) perché il governo li aiuta a sopravvivere. Con i soldi che incassa vendendo petrolio, nazionalizzato e quindi tolto alle cosiddette sette sorelle, di cui siamo certi che il Mosè Naim mai e poi mai direbbe il minimo male.

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